Cronache

Il giudice indagato va a caccia di solidarietà. Ma è scontro con magistrati e avvocati

L'ira di Magliulo sotto inchiesta per molestie, trasferita la sua accusatrice

Il giudice indagato va a caccia di solidarietà. Ma è scontro con magistrati e avvocati

Fuga di notizie continua, avvocati sul piede di guerra, giudici che non se le mandano certo a dire. Ieri a Tempio Pausania è stata un'altra giornata ad altissima tensione. Chi era in udienza assicura di aver sentito urla provenire dall'ufficio del presidente del Tribunale Giuseppe Magliulo, finito sotto inchiesta per molestie dopo la denuncia di un giudice donna risalente ai primi mesi del 2019. Secondo una fonte interna al Palazzo di giustizia, il nervosismo di Magliulo sarebbe legato in parte a qualche piccata rispostaccia ricevuta da una giudice di origine milanese - molto autorevole tra i colleghi di Tempio e tra le più serie e preparate - e in parte alla scarsa solidarietà ricevuta dagli avvocati galluresi dopo la pubblicazione della notizia dell'inchiesta sul Giornale. Sembra che Magliulo avesse preteso una dichiarazione di solidarietà che non è mai arrivata, anzi. L'Ordine degli avvocati locale denuncia «l'ennesima tempesta mediatica che si è abbattuta sul nostro Tribunale» dopo le indiscrezioni sul processo per stupro a Ciro Grillo e ai suoi tre amici, l'ultima relativa ad alcuni video del «sesso a tre» di cui si sarebbero vantati i ragazzi, accusati di aver violentato una loro conoscente, una ragazza italo-norvegese di 19 anni nella villa in Costa Smeralda del leader M5s. «Ho quattro video facili facili». «Non puoi capire, 3 vs 1 stanotte, lascia stare». «Sai che ne me le faccio scappare 'ste occasioni, poi vi farò vedere tutto», sarebbero le frasi contenute nelle chat agli atti. «La verità processuale va cercata nel processo e non dispensata con approssimazione e furore scandalistico nelle pagine dei giornali», dicono i legali, ma a fischiare sono anche le orecchie di Magliulo, che a tutti dice di ritenere «prive di fondamento» le accuse della magistrata, raccogliendo così sulle sue seguitissime pagine social molti attestati di stima, tra cui quelli della moglie del presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, avvocato sassarese eletto con M5s (che si nega al Giornale), ma anche da parte di imputati e indagati la cui sorte dipende dal tribunale che lui presiede.

Sul fronte dell'inchiesta qualcosa si muove. La giudice al centro dello scandalo è in procinto di essere trasferita, e non poteva essere diversamente. Così avrebbe deciso il Csm. Una decisione punitiva, che arriva dopo alcuni provvedimenti disciplinari scattati guarda caso dopo la denuncia del presunto stupro. Eppure la donna - ancora in malattia dopo una dolorosa complicanza personale - aveva chiesto di lasciare la sede sarda per incompatibilità, ma secondo quanto risulta al Giornale al suo trasferimento si sarebbe opposto proprio il Tribunale. Punizione o meno, per la giudice è una buona notizia. La chiusura dell'indagine per stupro dovrebbe arrivare a breve. I legali di Magliulo sono convinti dell'archiviazione, ma l'eventuale richiesta del pm Pantaleo Polifemo deve comunque passare dal vaglio del gip, che potrebbe respingere la richiesta e chiedere ugualmente il rinvio a giudizio.

E allora per Magliulo sarebbero guai.

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