La «chiamata alle armi», sfociata in rissa a colpi di bastoni e catene, era arrivata via social. E sono proprio i social ora a essere vietati ai ragazzi indagati per i fatti dell'8 gennaio scorso a Gallarate, non lontano da Varese. La Procura per i minorenni di Milano ha chiesto al gip e ottenuto 15 misure cautelari. Per sette giovani è stato disposto il divieto di uscire di casa e di comunicare con l'esterno con il telefono con internet. Per altri otto la misura delle «prescrizioni», tra cui l'obbligo di rientrare a casa entro le 19 e il divieto di frequentare pregiudicati o persone che fanno uso di droga.
Le indagini sono coordinate dalla Procura di Busto Arsizio e dalla Procura per i minorenni di Milano, affidate alla Squadra mobile di Varese e al Commissariato di Gallarate. Gli indagati sono in totale trenta di cui 25 minorenni. Due misure cautelari hanno raggiunto anche altrettanti maggiorenni, italiani. Le accuse sono di rissa aggravata, lesioni personali pluriaggravate, possesso ingiustificato di strumenti atti a offendere. Quel giorno un 14enne, colpito con catene e manganelli, finì in ospedale con ferite gravi alla testa e al dorso. Dopo essersi date appuntamento sui social, alle 16 dell'8 gennaio in pieno centro si sono affrontate due bande rivali provenienti da zone diverse della provincia e composte per lo più da giovani stranieri di origini diverse. Alcuni indagati, anche se molto giovani, sono già stati coinvolti in reati contro la persone. L'occasione doveva essere una «vendetta corale», spiega il procuratore per i minorenni Ciro Cascone, per una rissa di pochi giorni prima a Cassano Magnago e a sua volta nata da alcuni apprezzamenti a due ragazze.
Alla ricostruzione del contesto e all'individuazione dei protagonisti la polizia è arrivata con le intercettazioni e le telecamere di sorveglianza. I due gruppi opposti avevano chiamato a raccolta amici e conoscenti e per strada si sono ritrovati a decine. Alcuni avevano portato mazze, catene, coltelli. Gli inquirenti definiscono i fatti «molto gravi», una rissa che ha «rasentato la guerriglia urbana». Il comportamento dei ragazzi ha dimostrato una «emblematica disinvoltura» nell'agire in modo violento: «Come un vero e proprio branco». Intorno alle bande che si picchiavano c'erano anche molti spettatori e «supporter violenti». L'operazione è stata chiamata «Ehi Brò N.p.t.», cioè «Ehi Brò, No Parla Tanto», frase gergale usata spesso nelle chat del gruppo per invitare i compagni a non parlare in giro della rissa. Il questore di Varese ha inoltre emesso 26 «Daspo Willy», che impediscono ai destinatari di frequentare locali e negozi del centro di Gallarate.
Nello spiegare i provvedimenti presi, il procuratore Cascone parla di «segnale forte». La limitazione della libertà personale è un provvedimento «estremo e necessario» per prevenire la commissione di altri reati. Con l'obiettivo della «rieducazione» e del «recupero sociale» di questi giovanissimi.
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