Giudici contro Johnson: "È illegale il suo stop"

Sconfessata la sospensione del Parlamento voluta dal premier: "Incostituzionale"

Giudici contro Johnson: "È illegale il suo stop"

Londra La Corte Suprema del Regno Unito ha ieri giudicato illegale la chiusura del parlamento per 5 settimane che il governo di Boris Johnson aveva deciso a fine agosto. La sentenza letta da lady Hale, giudice più anziana e quindi de facto presidente del collegio, prima donna nella storia, è stata un'affascinante lezione di diritto inglese.

Il giudizio degli 11 giudici, preso all'unanimità come evidenziato da Hale, si è basato su tre passaggi logici: la Corte ha giurisdizione sugli atti governativi perchè l'operato del governo non è al di sopra ma deve avvenire nell'ambito dei limiti stabiliti dalla legge. I giudici hanno fatto riferimento al 1611 per sostenere la loro posizione citando un precedente in cui si afferma che il re all'epoca Giacomo I - può operare solo in conformità alla legge. Nella caso specifico della prorogation, quindi, il governo può sospendere l'assemblea legislativa ma entro limiti precisi: la sovranità del parlamento e il suo diritto-dovere di esercitare il controllo sull'esecutivo. Questi principi «giacciono al cuore della democrazia di Westminster», ha letto lady Hale. Il governo Johnson, prosegue il ragionamento, ha decretato una prorogation insolitamente lunga senza addurre alcuna causa eccezionale che la giustificasse, se non la necessità di preparare il discorso della regina per delineare le linee programmatiche del nuovo governo. Un'attività che di solito si completa in 4-6 giorni. Le 5 settimane di prorogation sono dunque illegali perchè impediscono al parlamento di esercitare le funzioni che costituzionalmente gli spetta senza giustificato motivo: «Il consiglio del Primo Ministro a Sua Maestà è stato illegale, vuoto e senza effetto. Il Parlamento ha concluso lady Hale non è mai stato sospeso».

Diversamente dai titoli a effetto di alcune testate i giudici non hanno stabilito che Johnson ha mentito alla sovrana, essendosi limitati ad annullare il provvedimento. La decisione riveste un'enorme importanza costituzionale per gli effetti che dispiegherà sull'equilibrio dei poteri della democrazia inglese. Una giornata storica l'hanno definita alcuni commentatori. Gli effetti sulla Brexit sono invece limitati. Il parlamento infatti era già riuscito a far passare la legge che evita il no-deal prima della (non) prorogation. Quello che ora si può escludere, vista la nettezza di pronunciamento dei giudici, è che il governo possa ricorrere una seconda volta alla sospensione del parlamento come prospettato nei giorni scorsi. Da New York il primo ministro ha fatto sapere che rispetta la sentenza ma che non si dimetterà, come hanno invece chiesto le opposizioni, in primis Jeremy Corbyn dalla conferenza annuale del Labour in corso a Brighton.

Lo speaker dei Comuni, Bercow, subito dopo la sentenza ha annunciato che Westminster tornerà ad aprire le porte da oggi, riprendendo i lavori. L'inerzia è ora favorevole alla narrativa pro remain, il governo continua tuttavia a ripetere che Londra uscirà il 31 ottobre. Mancano 36 giorni.

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