«Giuro di dire la verità...» E in aula parte la mattanza

Claudio Giardiello, a processo per bancarotta, entra armato grazie a un tesserino falso E quando il suo ex legale testimonia, è strage: 13 colpi, tre morti, due feriti. Poi scappa in moto

«Giuro di dire la verità...» E in aula parte la mattanza

«Mi impegno a dire la verità...». L'avvocato Lorenzo Claris Appiani non riesce a finire di leggere la formula dei testimoni. Dalla panca degli imputati si alza un omone da un metro e novanta, estrae la pistola, fa fuoco. Prima abbatte Claris Appiani, poi spara ancora. Nell'aula della seconda sezione penale del tribunale di Milano è l'inferno. L'uomo punta la pistola contro il pm Luigi Orsi, lo manca, poi spara a due imputati. È la rabbia, la folle rabbia di un uomo rovinato da una vita di pasticci, di affari malfatti, di fallimenti. Claudio Giardiello ha deciso che stavolta è il momento di chiudere i conti con tutti. Con i soci che accusa di averlo fregato, col giudice che lo ha dichiarato fallito, con l'avvocato che l'ha abbandonato. All'udienza del processo per bancarotta, Giardiello si presenta con la Beretta calibro 9 nella borsa. E trasforma il tribunale di Milano in un mattatoio.

Alle 9 Giardiello ha parcheggiato il suo scooter in via Manara, all'entrata di quello che dovrebbe essere uno dei tribunali più sicuri d'Italia. Da via Manara possono entrare in teoria solo avvocati, magistrati e cancellieri, e quindi non c'è il metal detector. Giardiello sventola un tesserino davanti agli addetti alla sicurezza, le telecamere lo inquadrano - alto, distinto, apparentemente tranquillo - mentre uno dei vigilantes privati lo lascia passare senza problemi, avviato verso il mattino di sangue in cui ha deciso di farsi giustizia da solo. Sale in aula. Terzo piano. Aspetta tra il corridoio e l'aula l'inizio dell'udienza. Arrivano Giorgio Erba e Stefano Limongelli, i suoi soci nella Immobiliare Magenta, travolta dai debiti sette anni fa. Li odia, i suoi ex soci. Come spesso accade nell'economia di confine, un po' affari veri e tanto lavoro da «zanza», come a Milano chiamano i truffatori, e in genere quelli che vogliono vivere alla grande alle spalle degli altri: fin quando la «grana» gira tutti amici, poi scoppiano le rivalse, gli scontri. L'odio.

Giardiello odia tutti. Odia anche Claris Appiani, il giovane avvocato che un tempo lo difendeva, e che dopo avere rimesso il mandato è stato convocato come teste. Aspetta che salga sul banco dei testimoni, poi decide che è venuto il momento. I colpi rimbombano in tutto il tribunale. Quando in aula arrivano i primi carabinieri Giardiello è già via, un piano più sotto, a regolare il penultimo dei conti che ha messo in agenda. Nell'aula della seconda sezione penale i carabinieri trovano Claris Appiani, morto, davanti al banco dei giudici. Davanti alla gabbia degli imputati c'è Erba che agonizza, Limongelli ferito, un testimone gambizzato.

Non è finita. Al secondo piano Ciardiello punta diritto la stanza di Fernando Ciampi, il giudice della sezione Fallimentare che nella relazione inviata in Procura lo ha messo nel mirino per il reato di bancarotta. Ma adesso nel mirino c'è lui, il giudice. Ciampi si alza, vede la pistola, capisce, cerca scampo ma non ne trova. Due colpi. Cade fulminato tra la scrivania e la finestra.

Il palazzo di giustizia reagisce come un enorme e lento organismo colpito al cuore. Lo stupore, il disorientamento, frenano tutti. Sugli scaloni in pietra partono le urla, le donne fuggono. Nessuno sa cosa fare. I poliziotti e i carabinieri delle scorte impugnano le pistole, si lanciano sulle scale senza sapere chi cercare. Chiunque abbia un'arma - ragazzi della polizia giudiziaria, vecchi marescialli - la sfodera, si muove lungo le pareti, cerca un coordinamento che non c'è. Giardiello in questi momenti è già lontano, lanciato sul suo scooter verso un ultimo obiettivo che non raggiungerà mai: ma lo si scoprirà dopo, quando lo catturano a Vimercate. Per due ore il Palazzo viene setacciato metro per metro, una caccia a un uomo di cui nessuno conosce le fattezze. Si chiudono le uscite, mentre in aula i feriti rantolano.

Passa quasi mezz'ora perché i primi lettighieri (e l'ospedale Policlinico è a duecento metri di distanza!) portino fuori dall'aula il primo dei feriti. Alle 13 arriva l'annuncio dell'arresto di Giardiello. La caccia all'uomo è finita. Le domande su come tutto ciò sia stato possibile sono appena iniziate.

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