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Giuseppi aggiusta i suoi conti. E nel testo rispunta il Mes

Al Senato governo compatto: 170 sì allo scostamento da 25 miliardi. Il centrodestra sceglie l'astensione

Giuseppi aggiusta i suoi conti. E nel testo rispunta il Mes

Il centrodestra, alla prova del voto, sceglie l'astensione. Nell'Aula del Senato lo scostamento di bilancio da 25 miliardi passa con 170 sì, dunque con 10 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta. Un surplus determinato dagli otto del gruppo Misto e dai due dei senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo. I voti contrari sono quattro, gli astenuti 133.

Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega, dunque, deludono quanti avevano scommesso su un voto in ordine sparso ed erano arrivati a prevedere la nascita de facto di una nuova maggioranza, con Forza Italia come ruota di scorta dell'esecutivo. «Il governo invoca la collaborazione solo quando fa comodo. Poi però non accoglie le proposte. Il governo vuol fare da solo, la maggioranza vuol fare da sola. Benissimo, lo scostamento ve lo votate da soli» attacca il capogruppo leghista Massimiliano Romeo.

«L'astensione è l'ennesimo messaggio agli italiani che noi ci siamo per i loro problemi» dice Giorgia Meloni. «Se i soldi servono pagare la cassa integrazione vanno bene. Se invece per pagare il bonus monopattini allora è un governo di irresponsabili. Ma noi non sappiamo a cosa serviranno perché il ministro Gualtieri non ce lo ha spiegato». Nell'aula del Senato Nicola Calandrini, sempre di Fdi, spiega che «avremmo dovuto votare contro visto l'atteggiamento di apertura che non ci sono ma per senso dello Stato non lo faremo».

Forza Italia affida a Lucio Malan la dichiarazione di voto. «Noi ci asterremo perché vogliamo tendere la mano agli italiani ma abbiamo un'impostazione diversa dall'attuale maggioranza che propone ricette economiche degne dei Piani Quinquennali dell'Urss applicate con la tecnologia del XXI secolo. Non si può escludere il contributo dell'opposizione perché le conseguenze delle scelte di questi giorni dureranno per anni». Maurizio Gasparri, invece, se la prende con chi aveva seminato dubbi sulle intenzioni di Forza Italia. «Il centrodestra unito non firma più cambiali in bianco a un governo dannoso per l'Italia. I retroscenisti scrivono bugie e fesserie. Hanno scritto menzogne su Forza Italia e sono stati smentiti».

Il vero caso della giornata è però un passaggio della risoluzione della maggioranza che sembra, con buona pace dei Cinquestelle, aprire un varco al ricorso al Mes. Il Fondo salva stati, come fa notare l'Huffington post, non viene citato esplicitamente. Ma ci sono due passaggi che fanno scattare allarme e malumori tra i pentastellati: «Sono riusciti a fregarci al Senato con questa risoluzione», si sfoga qualche grillino. Il primo recita: «Il Senato impegna il governo a prevedere l'utilizzo, sulla base dell'interesse generale del Paese e dell'analisi dell'effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall'Unione europea per fronteggiare l'emergenza sanitaria e socio-economica in atto». L'altro passaggio è quello in cui il Parlamento impegna il governo «ad adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale che ponga le basi per l'utilizzo di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l'impatto della crisi». Una formulazione che sembra un altro assist per l'avvento del Fondo salva stati e che viene sottolineata da Anna Maria Bernini. «La risoluzione di maggioranza impegna il governo a prevedere l'utilizzo degli strumenti già resi disponibili dall'Ue per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Se le parole hanno ancora un senso, significa che la maggioranza sta chiedendo al governo di usare subito i fondi del Mes. Sarebbe una novità politica di non poco conto.

Ma i Cinque Stelle hanno letto il testo?».

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