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Glasgow, furia e coltellate dentro l'hotel dei rifugiati Polizia: "Non è terrorismo"

Ucciso l'attentatore. Sono sei i feriti, tra cui un ragazzo di 17 anni. È grave un agente

Glasgow, furia e coltellate dentro l'hotel dei rifugiati Polizia: "Non è terrorismo"

Londra. Sei persone sono state accoltellate poco prima delle 13 di ieri nelle scale del Park Inn Hotel, nel centro di Glasgow. Un altro uomo, ritenuto l'autore della strage, è stato ucciso dalla polizia accorsa sul posto. «Sei persone sono in ospedale per le ferite riportate ha fatto sapere la polizia scozzese incluso un ufficiale di polizia che è in condizioni critiche ma stabili». Al momento in cui questo giornale va in stampa non sono conosciute né l'identità né le motivazioni dell'omicida. La polizia ha affermato in una dichiarazione ai media nel tardo pomeriggio che non ritiene che l'episodio sia di matrice terroristica.

Testimoni hanno raccontato alla Bbc che le forze dell'ordine sono intervenute rapidamente, «due, tre minuti dopo che tutto è iniziato. Si poteva vedere una persona con una profonda ferita e sangue ovunque sugli scalini. Penso di aver sentito 2 colpi d'arma da fuoco - ha raccontato Connor Gillies - ma non ne sono certo. Siamo stati subito allontanati dalla polizia, è stato tutto incredibile».

Il Park Inn Hotel, dove è avvenuto il pluriomicidio, fa parte del gruppo internazionale Radisson. È un complesso di 91 stanze nel centro cittadino, utilizzato dall'inizio della pandemia di coronavirus da Mears Group uno dei principali fornitori di servizi sociali del Regno Unito per dare alloggio a persone richiedenti asilo in Scozia. L'età delle persone portate in ospedale varia dai 17 ai 53 anni, il dato è stato diffuso dalla polizia che tuttavia non ha fatto sapere ulteriori dettagli.

«Quando accadono cose orribili come queste tutti rimaniamo profondamente scossi, ma soprattutto ci dovrebbero ricordare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide». Questo intervento della prima ministra scozzese Nicola Sturgeon è stato diffuso nel pomeriggio, prima delle dichiarazioni della polizia che hanno escluso la matrice terroristica. «L'intero Paese, il mondo intero sta attraversando un periodo molto duro e traumatico. Questa però è anche un'opportunità, è il momento per pensare agli altri, alle cure e alle attenzioni che dobbiamo agli altri». Un tono condiviso da Boris Johnson che si è dichiarato «profondamente rattristato dal terribile incidente di Glasgow, i miei pensieri sono con le vittime e le loro famiglie. Un grazie ai nostri coraggiosi servizi di sicurezza». La ministra degli Interni, Priti Patel, si è detta «profondamente allarmata».

Messaggi prudenti, pensieri anodini che nascondono una paura strisciante, il timore che meno di una settimana dopo il pomeriggio di sangue di Reading il testimone degli attacchi terroristici nel Paese sia stato passato alla città scozzese. Sabato scorso Khairi Saadallah rifugiato libico già nei radar dei servizi di sicurezza inglesi ha accoltellato e ucciso 3 persone in un centrale parco cittadino di Reading, oggi un episodio dalla dinamica apparentemente simile nel centro di Glasgow. Il primo considerato dalla polizia un attacco terroristico, il secondo invece no. Ed è proprio nel seguire le vicende scozzesi, nel cercare di fare ordine nelle notizie che giungono da Glasgow che si capisce la potenza del veleno degli attacchi spesso di lupi solitari che si stanno succedendo in questi anni nel Regno Unito. Un veleno torbido, che guasta la doverosa prudenza e la ricerca dell'oggettività fattuale, che porta ad aspettare la conferma che sì, anche in questo caso...

No, stavolta non è così, stavolta la polizia l'ha escluso: non è terrorismo.

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