Oggi la Premier League riprende a giocare, poche partite utili più per testare i nuovi protocolli anti CV19 che non per impensierire il Liverpool, che ha 25 punti di vantaggio sul Manchester City. Così al centro della scena perlomeno politica finisce in questi giorni Marcus Rashford, attaccante 22enne del Manchester United, una delle stelle più promettenti del calcio inglese. Che, scoprendosi leader mediatico, dà vita a una campagna per garantire pasti gratis agli studenti indigenti durante le 8 settimane di vacanze estive e sconfigge il governo che inizialmente si era opposto all'idea.
Lunedì Rashford scrive una lettera aperta a tutti i parlamentari: «La mia è una storia troppo comune in Inghilterra, mia mamma lavorava a tempo pieno, a salario minimo, per essere sicura che avessimo un pasto serale in tavola. Facevamo affidamento sulla mensa scolastica gratuita e sulla gentilezza di vicini e allenatori». Rashford chiede alla politica di non dimenticare le centinaia di migliaia di studenti che, come lui in passato, contano anche sulla scuola per poter mangiare. «La povertà alimentare in Inghilterra è una pandemia che potrebbe durare anni se non agiamo ora». La stella dello United cita numeri, corretti, racconta del suo impegno a favore degli studenti più poveri a fianco di organizzazioni benefiche, maneggia bene frasi retoriche e richiami alla responsabilità a tutto l'arco politico: è un fallimento del sistema, la percentuale di studenti provenienti da famiglie disagiate è destinata ad aumentare, il 45 per cento di ragazzi neri e di minoranze etniche è ora in povertà. «Questa è l'Inghilterra nel 2020. Come uomo di colore proveniente da una famiglia a basso reddito di Wythenshawe, Manchester, avrei potuto essere solo un'altra statistica», mentre ora contano solo i numeri del campo. Per combattere la pandemia «il governo ha sposato un approccio whatever it takes, costi quel che costi, vi chiedo di pensare allo stesso modo per proteggere tutti i ragazzi più fragili». Un appello irresistibile, cui il governo risponde no.
I pasti gratis per studenti in difficoltà economica devono terminare con la fine della scuola, sostiene Downing Street che ricorda di aver stanziato ulteriori 63 milioni di sterline di aiuti per le famiglie in difficoltà. Rashford non si dà per vinto: avrei riso se 10 anni fa qualcuno avesse detto che avrei scritto sul Times, esordisce in un articolo di ieri. «Non pretendo di avere l'educazione di un parlamentare, ma certamente ho un'educazione sociale». Una frase tosta, che catalizza le attenzioni della bolla di Westminster, quel microcosmo di politica e giornalismo spesso additato di essere sconnesso dal Paese. «Son ben informato sulla differenza che una diversa decisione politica farebbe su 1,3 milioni di bambini in difficoltà, iscritti al programma di pasti gratis a scuola, ero uno di loro, so cosa vuol dire avere fame». Monta la polemica, in Parlamento è previsto un dibattito, ribelli conservatori si apprestano a votare contro il governo su una materia su cui non c'è nulla da guadagnare politicamente.
Perché schierarsi contro una stella dello sport con 2,8 milioni di follower su Twitter, in una battaglia disastrosa dal punto di vista mediatico? Così nel primo pomeriggio di ieri il governo fa retromarcia e annuncia la creazione di un fondo che garantirà pasti gratuiti a tutti gli studenti che ne hanno diritto a scuola durante l'anno. Meglio imputarsi qualche altro no per far capire a parlamentari e Paese che con un deficit 2020 di quasi 300 miliardi di sterline non rimane molto da spendere. Vince Rashford.
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