Economia

Il governo in allarme alza il deficit al 2,8% ma i soldi non bastano

In arrivo una moratoria su prestiti e tributi. Senza entrate casse vuote e stipendi a rischio

Il governo in allarme alza il deficit al 2,8% ma i soldi non bastano

Al livello più alto da quanto è in carica il secondo governo guidato da Giuseppe Conte, più o meno su un valore che ricorda quello della ultima crisi politica. Lo spread, cioè la differenza tra il tasso del Btp decennale italiano e dell'omologo titolo tedesco ha chiuso a 218 punti rispetto ai 180 della chiusura di venerdì. Il differenziale in chiusura si attesta a 225 punti, ai massimi dall'agosto 2019. Cioè da quando la Lega di Matteo Salvini presentò la mozione di sfiducia che fece cadere il governo gialloverde. In termini di rendimento, i Btp decennale si è attesto all'1,38% rispetto all'1,08% del riferimento della vigilia.

Lo spread è un indicatore dell'opinione che si sono fatti i mercati dell'Italia ed è per questo che per il confronto è stata scelta l'obbligazione pubblica di uno stato considerato affidabile. Negli ultimi giorni il rendimento del Bund è sceso, proprio perché in situazioni di incertezza gli investitori acquistano titoli sicuri, anche se - come nel caso del bond tedesco - ha rendimenti negativi. Ma l'andamento dei titoli di debito pubblico ha anche un effetto sui conti. E le finanze pubbliche italiane sono destinate a subire uno choc dalla crisi del coronavirus, in termini di deficit che aumenta per le misure che il governo ha già deciso e quelle che verranno, per il calo del Pil e per quello conseguente delle entrate fiscali.

Ma nelle stanze dell'esecutivo si stanno anche facendo altri calcoli. Il primo decreto di emergenza per tamponare gli effetti del coronavirus prevedeva alcune misure fiscali limitate alle aree del Paese più colpite. Principalmente il rinvio dei pagamenti delle cartelle, degli avvisi di addebito emessi dagli enti previdenziali ed assicurativi, degli accertamenti esecutivi e degli accertamenti emessi dagli enti locali.

Domenica il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani ha chiesto «un provvedimento a carattere generale per l'intero territorio nazionale». Il governo sta effettivamente valutando di estendere le misure fiscali delle zone rosse. Ma una scelta del genere rischierebbe di mettere nei guai le entrate. Uno stop totale ai pagamenti di tasse e contributi, esteso a tutta Italia, provocherebbe una crisi di liquidità. Possibile quindi che si opti per soluzioni meno incisive.

Per ora il governo conta di chiudere presto, forse già domani, sulla moratoria dei prestiti e mutui di imprese e famiglie. Il costo è superiore alle attese e quindi il premier Conte si è visto ieri con il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri per potrebbe chiedere uno scostamento del deficit più alto dei 6,35 miliardi decisi giorni fa. Lo scostamento rispetto alle cifre fissate nel Nadef lieviterebbe a 10,3 miliardi di euro, e il rapporto deficit Pil, già lietitato dal 2,2% al 2,5% potrebbe arrivare al 2,8%. Per farlo il ministero guidato da Roberto Gualtieri ha già avviato contatti con Bruxelles. Nella lettera inviata dalla commissione al governo italiano, l'esecutivo europeo aveva già dato un via libero preventivo ad eventuali ulteriori misure che si fossero rese necessarie con l'evoluzione della crisi sanitaria. Uno scenario che si è presentato molto prima del previsto. Ora sarà necessario un nuovo passaggio in Parlamento ed è scontato il sostegno di tutte le forze politiche.

La presidente dell'esecutivo Ue Ursula von der Leyen, ha spiegato che l'Europa potrà affrontare l'emergenza in due modi. «Uno è la flessibilità, l'altro i soldi». Il primo per l'Italia è inevitabile, nel senso che senza flessibilità difficilmente si potranno finanziare i decreti già approvati. L'impressione è che l'Ue non intenda attivarsi sul virus. Occhi puntati sulla Bce di Christine Lagarde. L'aspettativa è che adotti misure espansive.

Se non lo farà, i mercati pagheranno ancora.

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