Governo

Il governo: "Allerta, ma tutto sotto controllo"

Il piano del Viminale: "L'intelligence è al lavoro". La caccia alle cellule e ai lupi solitari

Il governo: "Allerta, ma tutto sotto controllo"

Ascolta ora: "Il governo: "Allerta, ma tutto sotto controllo""

Il governo: "Allerta, ma tutto sotto controllo"

00:00 / 00:00
100 %

L'eco del terrore che arriva da Bruxelles è una conferma anche da noi: il pericolo numero uno resta quello dei cani sciolti, del rischio di singoli percorsi di radicalizzazione che sfocino nel terrorismo, per loro natura imprevedibili e difficili da monitorare.

Proprio su questo sono al lavoro la nostra intelligence e le forze dell'ordine, come ha confermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Il livello di guardia è stato già alzato da qualche giorno, stiamo tenendo tutto sotto controllo» ha spiegato a Radio Anch'io. «Stamane - ha proseguito - sono state arrestate due persone accusate di terrorismo.

Tuttavia non ci sono minacce dirette, ma può sempre esserci la minaccia di qualche fondamentalista esagitato che agisce da solo, un cane sciolto. Ma non abbiamo segnalazioni di pericoli».

E non è un caso che sempre ieri, nella sua informativa sui flussi migratori alla Camera, anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi abbia messo in guardia dai cani sciolti. Una minaccia «impalpabile, fluida, non sempre definibile a priori». E nemmeno è un caso che il titolare del Viminale abbia citato, come «conferma» di un dispositivo di controllo rafforzato anche grazie all'intensificazione dei raccordi informativi tra 007 e forze dell'ordine, proprio i due arresti di Milano. Dove un cittadino egiziano e un italiano di origini egiziane, «estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'Isis», al quale peraltro avrebbero entrambi «prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà», sono stati fermati per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. E nelle chat nelle quali i due erano attivi, gli investigatori avrebbero anche trovato anche minacce dirette alla premier, Giorgia Meloni.

Nessun collegamento, comunque, con l'attentato di lunedì sera a Bruxelles. Come rimarca Tajani, «non vediamo al momento rischi di attentati imminenti». Ma quanto accaduto in Belgio ha un riflesso importante sul nostro Paese. Il terrorista di Bruxelles, Abdessalem Lassoued, era sbarcato nel 2011 a Lampedusa. Ed era stato segnalato nel 2016 a Bologna e nel 2021 a Genova.

La Digos, a Bologna, lo avrebbe identificato come radicalizzato e intenzionato a impegnarsi come foreign fighter, tanto che il suo nome era finito tra quelli monitorati dalla nostra intelligence. Da Lampedusa, Lassoued si sarebbe spostato in Svezia. Poi nel 2019 aveva chiesto asilo al Belgio, che aveva respinto la richiesta nel 2021. Ma il terrorista era rimasto a Bruxelles, nel quartiere di Schaerbeek, nonostante l'invito a lasciare il territorio, e con le segnalazioni come «radicalizzato» cadute nel vuoto.

Così, mentre la Digos è al lavoro per ricostruire contatti e spostamenti del terrorista nel nostro Paese, ieri il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari ha sottolineato come, se le norme italiane sulla procedura accelerata per le richieste di asilo e i trattenimenti fossero state in vigore anche in Belgio, il tunisino non si sarebbe reso irreperibile, e le due vittime svedesi sarebbero ancora vive.

Si lavorerà su questo e sul monitoraggio dei silenti, che sono i più incontrollabili.

Commenti