Il governo giallorosso è attraversato da nuove e improvvise tensioni, con Italia Viva che questa mattina ha abbandonato il tavolo sul ddl Bilancio al Senato, dove era in corso una riunione di maggioranza sugli emendamenti.
Il partito di Renzi è poi tornato al tavolo. Il vertice di maggioranza in programma oggi a palazzo Chigi a cui ha partecipato anche il premier Conte per cercare di rimettere insieme i cocci ed evitare il naufragio politico non ha dato i suoi frutti. La riunione di maggioranza si aggiorna a domani, dopo il primo incontro tra gli esponenti di Italia Viva, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. A quanto si apprende, il vertice non ha prodotto una quadra dopo le rimostranze del gruppo di Matteo Renzi, rendendo così necessario un nuovo confronto.
Non sono bastate le due ore di vertice a Palazzo Chigi per trovare una sintesi, ma su un punto sembrano essere tutti d'accordo: "va fatto un ulteriore sforzo per ridurre la tassazione". A dirlo sarebbe stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, rivolgendosi "alle strutture del Mef e alla Ragioneria", avrebbe chiesto "di fare un ulteriore sforzo affinché quella che è già adesso una manovra che non aumenta la tassazione, non possa essere distorta per un paio di limitate misure collegate a tasse di scopo. Anche gli esponenti delle varie forze di maggioranza hanno concordato", riferiscono alcune fonti. Sarà quindi necessario un nuovo incontro, tra stanotte e domani mattina, per trovare un punto di caduta. "Sono ore febbrili. Adesso le strutture stanno lavorando intensamente per raccogliere questa indicazione politica sintetizzata dal Presidente al termine della riunione", riferiscono le stesse fonti. L'impegno sembra per il momento rasserenare gli animi dei renziani: "Stiamo lavorando, fiducia nella maggioranza", fanno sapere al termine dell'incontro. Momenti di tensione si erano già registrati nella mattinata quando Iv aveva lasciato il tavolo della discussione in Senato e avevano chiesto al premier Conte di convocare i partiti di governo. A Iv non sarebbe bastato il compromesso trovato sulle tasse su plastica e auto aziendali e conferma l'emendamento abrogativo sulla sugar tax. Tornano poi a sedersi tutti intorno al tavolo a Palazzo Madama ma solo per lavorare agli emendamenti parlamentari. "Dopo una sospensione, ora abbiamo ripreso regolarmente. Abbiamo fatto un chiarimento tra parlamentari e alle 17 le delegazioni della maggioranza andranno a Palazzo Chigi", aveva spiegato a margine dei lavori la senatrice di Iv, Donatella Conzatti.
Le tre tasse oggetto della contesa
Il motivo del dissidio è da ricercare nelle proposte avanzate per il taglio delle tasse. Italia Viva fa muro e chiede la totale abrogazione di plastic tax e tassa sulle auto aziendali, oltre all’eliminazione della sugar tax. Le prime avvisaglie di una giornata complicata sono arrivate in mattinata, quando ha iniziato a girare una voce secondo la quale i renziani avrebbero presentato un sub emendamento totalmente abrogativo sulla tassa sulla plastica e su quella relativa alle auto aziendali. Nei giorni precedenti era stato trovato una sorta di compromesso, ma Italia Viva adesso ha rotto gli indugi uscendo allo scoperto. Le concessioni dell’esecutivo non sono bastate e la condizione dei renziani è una: cancellazione delle tre tasse della discordia o niente.
Il messaggio di Italia Viva
E quel “niente” è suonato come un avvertimento. Già, perché Italia Viva ha dimostrato di non temere il voto, e anzi sembrerebbe pronta a scendere in campo per una nuova tornata elettorale. Il partito di Renzi ha seguito un copione simile anche nel corso delle riunioni in Senato, fino all’abbandono dei lavori e al ritorno al tavolo. Fra poco scatterà la resa dei conti nel vertice di maggioranza.
In ogni caso, il governo non intende accontentare Italia Viva.
L’abolizione delle tre tasse provocherebbe un buco inaspettato nelle coperture, visto e considerando che gli sconti concessi dall’esecutivo per allentare la pressione delle misure citate avrebbero causato, calcolatrice alla mano, un mancato introito per le casse dello Stato di 1,7 miliardi di euro. Dopo lo spinoso nodo del Fondo salva-Stati e il braccio di ferro sulla prescrizione, ecco una nuova grana sulla manovra.
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