La pressione fiscale è destinata ad aumentare anche nei prossimi anni. La nota di aggiornamento del Def non è ancora stata completata dal ministero dell'Economia. Il governo la presenterà ufficialmente in ottobre, ma tra le aziende prevale il pessimismo. La Cgia di Mestre è certa che i prossimi anni le tasse, o meglio i tributi pagati in rapporto alla ricchezza prodotta, aumenteranno di nuovo dopo un anno di stasi.
L'Italia resta un inferno per i contribuenti. Ogni italiano versa in media 8.300 euro all'anno. Il gettito tributario totale nel 2017 è stato di 502,6 miliardi di euro, per la metà comporto dalle imposte sui redditi delle famiglie (l'Irpef) e dall'Iva, l'imposta sui beni e servizi. Se a tasse e imposte si aggiungono i contributi previdenziali, l'esborso annuo medio raggiunge i 12 mila euro all'anno.
La pressione fiscale nel 2017 si è attestata al 42,5%. Il dato del 2018 arriverà in autunno. «Tuttavia - spiega il coordinatore dell'Ufficio studi degli artigiani di Mestre Paolo Zabeo - a seguito del rallentamento del Pil, è molto probabile che rispetto al 2017 la pressione fiscale sia destinata ad aumentare di qualche decimale, nonostante il carico fiscale per l'anno in corso non abbia subito alcun inasprimento». Per il 2019, invece, «dovremo attendere la legge di Bilancio che dovrà essere approvata dal Parlamento entro la fine di quest'anno». Dal 1990, quando era al 38,3% a oggi la pressione fiscale è aumentata costantemente. Governi di colori diversi, rottamatori ed esecutivi del cambiamento hanno fino ad oggi cambiato poco.
Il rischio è che, dati alla mano, anche quello in carica confermi la tendenza, visto che i conti pubblici consentono spazi risicatissimi. Anche la flat tax per i professionisti e le altre eventuali misure fiscali, andranno coperte con tagli alle agevolazioni fiscali. Il carico complessivo, insomma, non dovrebbe calare.
E l'Italia resterà nel gruppo di testa in Europa per pressione fiscale. Per la precisione siamo il sesto paese per pressione fiscale (imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali sul Pil). Prima di noi la Francia (48,7%), la Danimarca (47,3%), il Belgio (46,5%), la Svezia (44,3%) e la Finlandia (43,3%). «Si tratta di una posizione ancor più negativa se si considera l'altra faccia della medaglia, ovvero il livello dei servizi che nel nostro Paese deve migliorare moltissimo», commenta Zabeo.
La Cgia, come di consueto, ha classificato le tasse per livello di gettito. L'Irpef nel 2017 ha garantito alle casse dello Stato 169,8 miliardi di euro (il 33,8% del totale) mentre l'Iva 108,8 miliardi di euro (21,6%).
Per le aziende le imposte che pesano di più sono l'Ires (Imposta sul reddito delle società), che nel 2017 ha consentito all'erario di incassare 34,1 miliardi di euro e l'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) che ha assicurato 22,4 miliardi di gettito.
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