Ecco, sbuffano a Palazzo Chigi, ci mancava giusto Landini. «Così non si regge - sostiene il segretario della Cgil - c'è bisogno di risorse robuste e urgenti». E il cerchio si chiude.
Da Letta che parla di «intervento improcrastinabile», a Salvini che vuole riaprire il Parlamento per approvare venti miliardi di extra deficit, fino al leader degli industriali Carlo Bonomi che spiega come «le imprese non possono più attendere»: il governo è circondato, le pressioni aumentano e tra i partiti soltanto Giorgia Meloni, che non vuole ereditare una crisi finanziaria, si dichiara contraria a toccare i conti pubblici. E il sentiero di Mario Draghi per evitare il collasso senza sforare il bilancio diventa sempre più stretto. Lui però non sembra voler cambiare rotta, si fa quello che si può con i soldi che ci sono in cassa. Stamani infatti al Consiglio dei ministri potrebbe arrivare il caro bollette. L'intervento, reclamato a gran voce da tutti, avrebbe la forma di un decreto autonomo e non di un emendamento al dl Aiuti bis. Intanto prosegue lo stoccaggio del gas: raggiunta quota 82 per cento.
Fastidio? Amarezza per le difficoltà delle ultime settimane alla guida del Paese? No, dicono, il premier è sereno e concentrato sul lavoro. Certo, la situazione è drammatica. L'inflazione, la guerra, l'energia, l'affanno di famiglie e industrie. Servono subito almeno una decina di miliardi e il governo conta di trovarne otto-nove, senza però toccare il debito perché lo scostamento sarebbe un pessimo segnale per i mercati e le misure sugli extra profitti non si possono replicare, altrimenti non sarebbero più straordinari. E allora? Allora si cerca di raggranellare la cifra accelerando la riscossione della tassa sui super introiti. Nell'ultimo anno Palazzo Chigi ha messo nel piatto dell'energia quasi cinquanta miliardi di euro. Solo la Germania ha speso di più e adesso i soldi sono finiti. Quello che si può fare è una proroga di 15 giorni, fino al 5 ottobre, dello sconto di 30 centesimi per benzina e diesel.
E qui si ritorna all'extra deficit. Una soluzione che, sembra, il premier ritiene al momento inapplicabile, almeno finché non cambiano le regole europee o non ci sia un'iniziativa comune di Bruxelles. Nel frattempo però il pressing trasversale dei partiti aumenta. L'idea di fondo di chi vuole sforare è che siamo di fronte a una situazione eccezionale, che lega gas, carovita, guerra. Quella dell'energia è un'arma che i russi stanno usando con spietata efficacia per minare la base di consenso dei Paesi occidentali nei confronti dei governi. Il problema non è solamente economico-finanziario ma di coesione sociale: per sostenere la politica estera e le sue difficili scelte occorre evitare in tutti i modi di far pagare il conto alla gente. Già ora l'inflazione sfiora il nove per cento. Per l'autunno si prevede un aumento di 600 euro per la spesa alimentare: quanto reggeranno gli italiani?
Argomenti che spingono Matteo Salvini a sollecitare interventi decisi. «Apriamo le Camere e mettiamo un tetto agli aumenti, altrimenti i lavoratori moriranno nelle fabbriche chiuse». Parole simili a quelle di Letta: «Blocchiamo le bollette e fermiamo la speculazione.
Siamo pronti a sostenere le scelte del governo». Pure Antonio Tajani dice sì allo scostamento di bilancio, «se la situazione dovesse precipitare». Ma la leader di FdI e contraria. «Questi debiti li pagheranno i nostri figli». E impiomberebbero un governo Meloni.
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