Roma - Nel Paese degli Azzeccagarbugli, il caso De Luca è diventato un rebus : sulla legge Severino, che per la prima volta verrà applicata ad un amministratore non ancora in carica, ogni giurista che venga interpellato dà una lettura diversa. E il governo, chiamato ad applicare la sospensione del governatore, si ritrova esposto al rischio di contestazione «del primo pm antipatizzante che passa per strada», come ammettono in casa renziana.
Una sola cosa è certa: De Luca è stato eletto, è stato proclamato, e per lunedì prossimo è prevista la seduta di insediamento del nuovo Consiglio regionale. Nella tabella di marcia concordata, il governatore procederà immediatamente alla nomina della propria giunta e del vicepresidente che dovrà farne le veci durante la sospensione: la scelta prevedibilmente cadrà su Fulvio Bonavitacola, parlamentare Pd, avvocato amministrativista e già assessore a Salerno con lo stesso De Luca.
A quel punto scatterà la sospensione da parte del governo, De Luca verrà messo in stand by e farà ricorso al Tribunale («E lo vincerà, come De Magistris che venne reinsediato dopo nemmeno una settimana», dicono i renziani) ma nel frattempo il governo della Campania sarà in grado di lavorare.
Ma è davvero così? Nel Paese degli Azzeccagarbugli e delle leggi-bandiera come la Severino nessuno ha una risposta certa: c'è chi assicura che la sospensione deve scattare con l'insediamento del consiglio e chi giura che invece è scattata al momento della proclamazione degli eletti, dunque gli atti di De Luca - compresa la nomina di giunta e vice - sarebbero nulli.
Nel governo la consapevolezza dell'indeterminatezza della questione c'è, e per questo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri di martedì, ha fatto sapere di aver chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato e al ministero dell'Interno. Secondo alcuni retroscena si sarebbe addirittura ipotizzato un decreto ad hoc per sancire che la sospensione scatta solo dopo l'insediamento della giunta, onde evitare la paralisi governativa della Regione. Nel governo l'ipotesi viene drasticamente smentita: «Ma vi pare che ci mettiamo di soppiatto a fare una norma ad personam in modo da attirarci contro le critiche di mezzo mondo?», ragiona un alto dirigente renziano.
Il clima è talmente arroventato che ieri la maggioranza ha deciso di stralciare dalla riforma della Pubblica amministrazione, all'esame di commissione della Camera, la delega a semplificare i decreti su trasparenza e inconferibilità degli incarichi che fanno parte della Severino. I Cinque Stelle accusano: «Era la via per salvare De Luca». In verità, spiegano dal governo, le norme erano state scritte un anno e mezzo fa, «quando sia la condanna che l'elezione di De Luca non erano neppure all'orizzonte: le abbiamo tolte solo per evitare inutili strumentalizzazioni». Peraltro la riforma della Pa non vedrà la luce prima dell'autunno, quindi ai fini di De Luca la norma sarebbe stata assolutamente inutile.
Intanto il neo-eletto governatore ha inviato a Palazzo Chigi un parere legale sulla sua vicenda: la legge Severino, assicura, è «inapplicabile al mio caso».
Lo sostengono due illustri amministrativisti, Giuseppe Abbamonte e Pietro Rescigno, secondo i quali la sospensione si applica solo «per sentenze intervenute successivamente all'assunzione della carica» e non per «le condanne precedenti al conferimento del mandato elettivo». Come appunto nel caso di Vincenzo De Luca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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