Roma Una manovra da poco meno di 40 miliardi per più della metà in deficit. Il governo ha scelto la via più comoda per coprire le misure di bandiera di Movimento 5 stelle e Lega: il rosso di bilancio. Una scelta di rottura con l'Europa, ma anche un modo per evitare di finanziare reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni e nuovo fisco per le partite Iva con altre tasse a carico delle famiglie oppure, ancora peggio, con tagli della spesa.
Ancora non si conoscono i dettagli. Si conosceranno solo quando il governo varerà la legge di Bilancio. Ma i tagli alla spesa pubblica saranno una frazione minima della manovra. Tre o quattro miliardi di euro di tagli lineari, cioè di risparmi imposti all'amministrazione centrale. Formula classica che presenta più di un problema. Ad esempio che le spese tagliate, di solito consumi intermedi, si ripresentano l'anno successivo raddoppiate nell'importo.
Ma nel Def non c'è nessun cenno alla classica alternativa ai tagli indiscriminati, la spending review. I governi precedenti ci hanno prima creduto, poi hanno usato la formula anglofona come segno di buona volontà, sapendo che non se ne sarebbe fatto nulla.
Nelle dichiarazioni che hanno accompagnato l'approvazione della nota di aggiornamento del Def del governo Conte, della revisione della spesa non c'è proprio traccia. Niente taglio selettivo delle spese improduttive o chiusura degli enti inutili. Il vicepremier Salvini aveva accennato al taglio di «rami secchi», ma si riferiva ad un altro tipo di tagli, quello delle spese fiscali. Benefici che valgono miliardi ma che è difficile tagliare, visto che significherebbe fare aumentare la pressione fiscale. Il governo pensa di farlo concentrandosi su settori come le banche, le imprese petrolifere o energivore. Orientamento emerso da dichiarazioni del leader pentastellato Di Maio.
Su questo tipo di taglio partirà un «arbitraggio» hanno spiegato fonti del governo. Cioè partiranno delle consultazioni con i settori che rischiano di essere penalizzati dal taglio delle tax expenditures.
Niente consultazioni su tagli alla spesa. Se si scelgono quelli indiscriminati, ne faranno la spesa tutte le amministrazioni pubbliche. Se si colpiranno quelle locali, ad esempio, saranno inevitabili tagli alla sanità, che è competenza esclusiva delle regioni.
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