Il governo ora ci prova con ius soli e fine vita. Ma l'Ue: attenti ai conti

Si tenta il blitz finale. Lettera di chiarimenti della Commissione: dubbi su 1,7 miliardi

Il governo ora ci prova con ius soli e fine vita. Ma l'Ue: attenti ai conti

Il governo pensa allo ius soli e al biotestamento, mentre Bruxelles controlla i nostri conti e lancia un avvertimento: attenti alla manovra perché non tutto è limpido. Una lettera con richiesta di chiarimenti sull'aggiustamento strutturale previsto dalla legge di bilancio 2018, infatti, è stata indirizzata dalla Commissione europea anche all'Italia. I conti non tornano, a «rischio deviazione» sarebbero 1,7 miliardi. E a breve il ministro Pier Carlo Padoan dovrà rispondere e in presenza di gravi difformità dalle regole la Commissione potrebbe rigettare il documento.

Ma in Italia la sinistra pensa alle ultime battaglie da combattere prima della fine della legislatura per arrivare alle elezioni nelle condizioni di rivendicare la realizzazione di tutti i compiti che erano stati prefissati. E nel caso in cui non si riuscisse ad arrivare al traguardo, sarebbe comunque un successo, perché facile a quel punto additare chi ha ostacolato il cammino di leggi ritenute «di civiltà». Secondo l'azzurro Renato Brunetta, invece, lo ius soli non è altro che «il vinavil ideologico della sinistra a fini elettorali». Infatti, aggiunge, a favore della norma sulla cittadinanza fortemente voluta da Renzi c'è solo «una minoranza nel Paese». Eppure dopo lo sciopero della fame a staffetta lanciato dal senatore Pd Luigi Manconi e dai Radicali, al quale hanno aderito anche ministri e parlamentari, è come se lo ius soli fosse il problema più sentito dagli italiani. Così il Pd è tornato all'attacco. Prima con il capogruppo al Senato Luigi Zanda, che sottolinea la necessità di accelerare i tempi anche a costo di mettere la fiducia, poi con il vicesegretario dem e ministro Maurizio Martina che rivendica il ruolo della sinistra: «Tocca a noi promuovere le pari opportunità, diritti civili e di cittadinanza». Ma Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, considera «vergognoso» il tentativo di far approvare questa legge in scadenza di legislatura «con un colpo di mano per provare ad avere alle prossime elezioni qualche elettore in più». «Se il Pd fosse davvero democratico, rispettoso, siccome si vota tra pochi mesi, metterebbe lo ius soli al primo punto del suo programma e chiederebbe agli italiani il voto su questo», osserva la Meloni.

Lo stesso vale per il testo sul fine vita, da oltre cinque mesi impantanato tra migliaia di emendamenti in Senato, che il Pd ha fretta di far approvare. Per ribadirne l'importanza, giovedì la relatrice del ddl, Emilia De Biasi, ritenendo che non ci fossero le condizioni per proseguire l'iter del provvedimento in Commissione, si è dimessa dal suo incarico, con la sinistra di nuovo pronta a sollecitarne la calendarizzazione e l'approvazione prima che si sciolgano le Camere, anche in questo caso con la fiducia se necessario. E poi ci sono i Radicali alle prese con la legge Bossi-Fini sull'immigrazione. Per superarla hanno raccolto e ieri depositato alla Camera le 85mila firme necessarie, proponendo l'apertura di canali legali e sicuri di ingresso per il lavoro nel nostro Paese e la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio.

«Il problema è urgente - dice Emma Bonino - e l'aggiunta di questa proposta allo ius soli credo sia il tema portante non solo in Italia ma in Europa. Spero che lo ius soli venga approvato, poi questa legge sarà la numero uno della prossima legislatura».

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