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Il governo ora traballa. Pressing di M5S e Lega per la sfiducia a Lotti

Il premier Gentiloni: "Evitiamo le turbolenze". Ma è guerra coi ministri di Ncd sul ddl penale

Il governo ora traballa. Pressing di M5S e Lega per la sfiducia a Lotti

L'inchiesta Consip fa traballare il governo, esalta le divisioni nel Pd e nella sinistra, mette all'angolo Matteo Renzi che vede la sua leadership sempre più minacciata, oppone al suo ministro dello Sport Luca Lotti la mozione di sfiducia del M5S, appoggiata anche da Lega e fittiani.

Un clima di instabilità che si respira anche a Palazzo Chigi, dove Paolo Gentiloni nel consiglio dei ministri raccomanda a tutti di tenere toni bassi, allontanare le turbolenze, evitare che lo scontro tra le forze politiche pesi sull'esecutivo. Il premier, senza citare la vicenda Consip, esprime vicinanza al ministro Lotti, per gli attacchi ricevuti, ma sa che la partita è solo all'inizio.
«Non credo proprio che l'inchiesta Consip avrà influenza sul governo. La mozione di sfiducia a Lotti non mi sembra che abbia fondamento: noi, da garantisti, lo difenderemo in parlamento», si affretta a dichiarare il ministro degli Esteri Angelino Alfano.

Proprio lui, però, con il titolare centrista della Famiglia Enrico Costa, apre un nuovo fronte, in polemica con il ministro della Giustizia Andrea Orlando per la decisione di porre il voto di fiducia sulla riforma del processo penale, che deve arrivare nell'aula del Senato. Per il leader di Ap, così si porta lo scontro sulle primarie nel governo (si parla di un rinvio del Congresso, anche se Renzi si oppone). Il Guardasigilli, che sarà anche uno degli antagonisti dell'ex premier alle primarie, spinge la riforma che soprattutto sul capitolo della prescrizione ha già suscitato attriti nella maggioranza, tra Pd e Ncd (Costa ripete che le norme porterebbero all'allungamento dei tempi dei processi). Alfano è in contrasto con Orlando anche sul tema delle alleanze e lo dice chiaro in consiglio dei ministri, criticando il ministro della Giustizia che si è già espresso per la rottura del legame tra dem e centristi, mentre il ministro della Cultura Dario Franceschini è per un'ampia coalizione.

Fuori da Palazzo Chigi infuria lo scontro politico sulle accuse a Lotti e al padre del segretario Pd, Tiziano Renzi. Chi cerca di evitare contraccolpi sul governo del caso Consip e assicurarne la stabilità è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alla cerimonia a Lucca in ricordo di Maria Eletta Martini ricorda che «in politica la prudenza è forse la virtù più preziosa, la più prossima alla giustizia», tesse l'elogio dell'agire evitando fughe in avanti, dice che la «buona politica è trovare tempi e modi per includere».

Il M5S, però, è scatenato contro Lotti e scrive al presidente del Senato Pietro Grasso per ottenere la calendarizzazione subito della mozione di sfiducia. Dal suo blog Beppe Grillo attacca Renzi, chiedendogli di «confessare» se sapeva dell'inchiesta e, «nel caso affermativo, perché ha taciuto? Voleva difendere papà Tiziano e il fedelissimo Lotti?». Il fondatore esorta i parlamentari ad avere «un briciolo di dignità»: «Li sfidiamo a votare la nostra mozione».

La Lega ci sta, perchè vuole andare a votare prima possibile. «Quello che fa male all'Italia, al di là di queste inchieste, è che il Parlamento e il governo non stanno facendo nulla - dice Matteo Salvini - Il ministro Lotti non deve rimanere un minuto di più».

Sono orientati ad accodarsi i 9 senatori del movimento di Raffaele Fitto, chiedono «un chiarimento radicale» gli ex Pd di Articolo 1. Frenano, invece, gli azzurri. «Le mozioni di sfiducia - dice Giovanni Toti - non sono mai state la passione di Fi.

Certamente, quello che emerge dal quadro probatorio e dai giornali è particolarmente inquietante».

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