
Un decreto Salva-Ilva per tamponare la crisi di liquidità dell'ex Ilva. Ma nulla di risolutivo all'orizzonte per il polo siderurgico sul quale si staglia ora all'orizzonte un nuovo braccio di ferro tra enti locali e governo che potrebbe essere fatale. È la storia (paradossale) che si ripete da anni in una Taranto dove gli enti locali e la magistratura contano più del governo nazionale.
Non a caso all'orizzonte si attende anche il giudizio del Tribunale di Milano che, in riferimento alla questione della chiusura dell'ex-Ilva, ha chiesto alla Corte di giustizia dell'Ue di chiarire se la normativa italiana, e le deroghe speciali previste per l'azienda, possano essere in contrasto con la Direttiva europea sull'inquinamento industriale. La Corte di giustizia ha risposto che, se l'ex-Ilva causa gravi pericoli per l'ambiente e la salute umana, l'esercizio dell'impianto deve essere sospeso, e ha delegato al Tribunale di Milano la valutazione concreta. In questo quadro, mentre ieri a Roma sindacati, commissari e ministri competenti si confrontavano su un possibile futuro del polo siderurgico, a Taranto il centro sinistra festeggiava le elezioni comunali vinte da Piero Bitetti. Il futuro sindaco è contrario al rigassificatore propedeutico a portare il gas azero all'Ilva e a poche ore dalla vittoria ha già annunciato battaglia: «Interloquiremo con il governo. Taranto non è più la città dei ricatti», ha esordito il sindaco che in campagna elettorale aveva anche detto che «l'amministrazione comunale deve esercitare un ruolo di controllo e guida, non di semplice spettatrice». Rapida anche la giravolta del governatore della Puglia Michele Emiliano, per mesi vicino al governo e ora «spaventato della possibilità che il Mimit faccia troppe concessioni al potenziale acquirente» Baku Steel.
Tornando a Roma, nel corso dell'incontro il governo ha «confermato il massimo impegno a tutti i livelli per il rilancio della siderurgia e la tutela dell'occupazione. L'esecutivo ha chiarito, inoltre, che la trattativa per la vendita dell'ex Ilva prosegue con continue interlocuzioni e ha assicurato la copertura finanziaria per il proseguimento delle attività dell'azienda attraverso un decreto legge». Secondo indiscrezioni si tratterebbe di circa 100 milioni, una tranche dei fondi legati al prestito ponte da 320 milioni approvato dalla Commissione europea. Una nota ufficiale «conferma poi le attuali condizioni per il beneficio della Cig». Per l'esecutivo erano presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro del Lavoro, Marina Calderone e il consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caldoro. Per i sindacati: Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici, Usb e Federmanager. Al tavolo anche i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d'Italia e i commissari straordinari. «L'incontro non ha lasciato grandi elementi di discussione perché siamo esattamente al punto in cui ci eravamo lasciati l'ultima volta, senza grandi elementi di novità.
Anzi, se c'è un elemento di novità è che oggi nostro il governo è in subordine alla trattativa con Baku Steel, che è piena di debolezze», ha detto Sasha Colautti, dell'esecutivo nazionale dell'Usb. «Non abbiamo avuto assicurazioni sul futuro e sulle prospettive perchè mancano tanti step per la continuità produttiva» ha aggiunto Rocco Palombella secondo cui nuove risposte arriveranno tra una decina di giorni.