RomaQuesta volta l'Avvocatura dello Stato non si è dimenticata di aggiungere qualche numero alla memoria da portare alla Corte costituzionale. Non si è ripetuto il pasticcio perequazione e forse il governo ha qualche possibilità in più di salvare i conti pubblici da un colpo che sarebbe ben più pesante di quello arrivato il mese scorso con la sentenza sulle pensioni da rivalutare retroattivamente.
All'esame dei giudici costituzionali c'è lo sblocco degli aumenti degli stipendi nel pubblico impiego, fermi dal 2010. Una decisione è attesa entro il 23 giugno e c'è una certa apprensione nei palazzi dell'esecutivo.
Proprio per questo l'Avvocatura dello Stato questa volta ha presentato una memoria alla Consulta nella quale si quantifica quanto costerebbe un'eventuale restituzione degli arretrati a circa 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Sono circa 35 miliardi di euro. La spesa, si legge nel documento, «per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi, con effetto strutturale di circa 13 miliardi annui dal 2016».
Segno che il pressing di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia sugli avvocati dello Stato e anche sulla Consulta affinché tengano conto delle finanze pubbliche è andato a segno. Subito dopo la sentenza sulle pensioni il ministro Pier Carlo Padoan tirò le orecchie ad avvocati e giudici chiedendo per il futuro «massima condivisione dell'informazione» tra organi dello Stato. Questa volta alla Consulta è arrivata esattamente l'informazione che il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia volevano arrivasse. E questo non è piaciuto per niente ai sindacati.
«Non è affatto chiaro cosa comprendano i 35 miliardi», ha commentato la Cgil che vede dentro la memoria «una semplificazione» che «può trasformarsi in una pressione sul giudizio» della Consulta.
«L'unico modo per evitare la sentenza - commenta Giovanni Faverin, segretario della Cisl Funzione pubblica - era aprire un tavolo con noi. Anche perché il blocco è stato fatto per risparmiare, ma dal 2010 al 2015 la spesa pubblica è aumentata da 807 a 834 miliardi. È stato chiesto sacrificio a 4 milioni di persone, senza effetti sulla spesa pubblica. Una dimostrazione di incapacità che fa venire voglia di importare nel Pubblico impiego un sistema di tipo privatistico. Si premi la produttività e il merito. Meglio Marchionne del governo».
La memoria dell'Avvocatura, comunque, non mette il governo al riparo da una sentenza che potrebbe costare molto. Forse non 35 miliardi, ma circa una decina di miliardi sì. Il calcolo dell'Avvocatura simula due rinnovi contrattuali fatti con gli indicatori al massimo.
Ma i rischi veri per i conti pubblici non arrivano dalla Consulta. Negli ultimi due giorni, ad esempio, si stanno mettendo a dura prova le previsioni del governo sulla spesa per gli interessi sul debito. Se da una parte lo spread tra Btp e Bund tedeschi sta diminuendo, il rendimento dei Buoni del Tesoro decennali ieri è salito sopra il 2,2 per cento, sulla scorta dell'aumento di quello dei titoli tedeschi. Un campanello di allarme. Se i tassi di interesse sul debito dovessero salire stabilmente di un punto percentuale per un anno, la spesa pubblica aumenterebbe di 20 miliardi di euro. Più di dieci tesoretti in fumo.
I milioni di dipendenti pubblici ai quali dovrebbero essere restituiti gli arretrati
I miliardi che andrebbero restituiti nel 2016 su un totale non inferiore ai 35 miliardi
Gli anni di blocco degli aumenti degli stipendi nel pubblico impiego risalente al 2010
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