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Il governo si prepara a chiedere mezzo Mes. E Di Maio dirà di sì

Gualtieri teme tensioni di cassa sui conti. Conte pensa di accedere "solo" a 20 miliardi

Il governo si prepara a chiedere mezzo Mes. E Di Maio dirà di sì

Ad uso e consumo di giornali e tg, Giuseppe Conte ha buttato lì, quasi fosse un caso, l'idea del tunnel sotto lo stretto di Messina. Intanto, sottotraccia, i ministeri hanno ormai completato la lista della spesa per cercare di accedere ai 209 miliardi destinati all'Italia dal Recovery Fund, di fatto il pacchetto di spesa pubblica più importante dal Dopoguerra. E, come era prevedibile e come temeva il Quirinale, si va prospettando il consueto «assalto alla diligenza» per cercare di ottenere finanziamenti a pioggia da far valere in vista delle prossime tornare elettorali.

I soldi in questione, però, non arriveranno domani. Il 70% sarà disponibile da gennaio per il biennio 2021-2022, mentre il restante 30% sarà distribuito entro il 2023. Il che significa che non vedremo una lira prima di sei mesi, quando l'Italia - questo dicono le previsioni - sarà già alle prese con una dura crisi economica (sarebbero un milione i posti di lavoro a rischio di qui a dicembre). Cosi, seppure silenziosamente, Conte si prepara ad incassare i fondi del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, una vera e propria boccata d'aria per le affaticate casse dello Stato. D'altra parte, è stato lo stesso ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ad ammettere che esiste il rischio concreto di una carenza di liquidità per il prossimo autunno.

E sul punto pare che sia Conte che Gualtieri abbiano trovato un punto d'incontro che consisterebbe nel richiedere solo una parte dei 37 miliardi messi a disposizione dal Mes. All'incirca una ventina, così da poter giocare ancora una volta sull'equivoco e far ingoiare il rospo al M5s che della battaglia contro il Meccanismo europeo di stabilità ne fa quasi una questione di principio. Non a caso, ancora ieri, interrogato sul tema, il presidente della Camera Roberto Fico ha dribblato la questione rispondendo che ci sono «gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund» e sarebbe bene «concentrare il lavoro su questo».

Ma il rischio che si verifichino quelle che Gualtieri in privato definisce «tensioni di cassa» sui conti pubblici resta concreto. E, proprio per evitare «sofferenze», Conte e il titolare dell'Economia - tra i due sembra essere tornato un certo feeling - avrebbero sostanzialmente deciso di andare all'incasso. Il tutto, ovviamente, d'intesa con il ministro della Salute Roberto Speranza, visto che come è noto i fondi del Mes hanno il vincolo di dover essere utilizzati per le spese sanitarie. E in questo senso vanno le parole del viceministro dell'Economia Antonio Misiani. «Io sono per non buttare via niente», ha detto l'esponente del Pd a proposito del Mes. Che, dunque, sottotraccia e cercando di evitare i riflettori, si avvicina sempre di più. Magari, appunto, nella formula spuria di richiederne solo una parte. Esattamente la stessa cosa che potrebbe fare la Spagna, circostanza che faciliterebbe la scelta di Palazzo Chigi sotto il profilo della comunicazione. Con buona pace di Luigi Di Maio, che da qualche tempo ha messo nel cassetto la tenuta barricadera e si sta muovendo con l'obiettivo di ritagliarsi un profilo più istituzionale nel caso le elezioni regionali dovessero portare spiacevoli sorprese al governo.

Il ministro degli Esteri, insomma, non avrà difficoltà a spiegare all'elettorato grillino l'ennesima giravolta.

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