Evviva gli orsi e i lupi, abbasso gli imprenditori.
Il neo ministro dell'Ambiente Sergio Costa, generale dei carabinieri forestali arruolato da Luigi Di Maio nel suo governo immaginario pre-elezioni, e poi infilato in quello vero, sta scaldando i motori. Finora la marsina ministeriale non gli ha procurato alcuna visibilità, e nessuno si è ancora accorto della sua presenza nell'esecutivo, sia pur in uno di quei dicasteri - deve aver realizzato con comprensibile delusione - che restano sempre un po' in secondo piano. Ecco allora che il generale si è messo all'opera: in pochi giorni, ha preso di petto due temi di sicura presa. La protezione degli animali che - a differenza di quella dei bambini che annegano nel Mediterraneo - non manca mai di suscitare grandi emozioni. E poi la caccia agli imprenditori sospettati di ecoreati.
Il ministro Costa si dice pronto ad impugnare le leggi approvate dalle province autonome di Trento e Bolzano per autorizzare «il prelievo, la cattura o l'uccisione» di orsi e lupi che, grazie al ripopolamento e all'adattamento ad un ambiente antropizzato, si avvicinano alle aree abitate e coltivate. «Un errore gravissimo. Come ministro ho il dovere di intervenire contro leggi che violano un principio costituzionale», dice Costa, che annuncia altresì la presentazione del suo «Piano Lupo», dal contenuto ancora misterioso ma che - assicura - è «l'unico strumento in grado di gestire con armonia tecnica, scientifica e culturale la tematica per i prossimi anni». Messi al sicuro i grandi carnivori, Costa è passato ai presunti inquinatori, proponendo per loro il «Daspo» ecologista: «Chi ha inquinato deve pagare e se ne deve andare dalle nostre terre. Andiamoci a prendere i beni con il sistema di confisca dello Stato che si applica ai mafiosi. Voglio che si applichi anche a chi inquina», ha proclamato.
Nessuno vuole ovviamente difendere gli inquinatori. Ma una legge sugli ecoreati già esiste, approvata dal governo Renzi, e gli esperti dicono che funziona. Il suo primo firmatario, l'ex presidente di Legambiente Ermete Realacci, mette in guardia: «Chiedere il Daspo è un buono slogan, ma poi come si concretizza? La repressione deve essere selettiva, perché i suoi eccessi sono controproducenti: se non semplifichi la vita alle imprese che operano nella legalità, finisci per favorire le illegali».
Proprio l'esperienza passata dovrebbe spingere Costa alla cautela, prima di chiedere confische e Daspo. Fu lui, da generale della Forestale, a svolgere indagini «clamorose» e assai pubblicizzate sulla Terra dei Fuochi, che portarono - sulla base dei racconti del camorrista «pentito» Schiavone - a sequestrare ettari ed ettari di terreni agricoli in Campania. Messi sotto chiave per la presenza di «piombo» (c'era un poligono di tiro lì accanto) o «metalli pesanti» (erano terreni vulcanici) o «fusti tossici», forse radioattivi come fantasticava Schiavone (erano bidoni di vernice). Nel frattempo, le imprese agricole andavano in rovina.
Finché, a fine 2017, gli scienziati che hanno studiato il caso dichiararono - al termine di una ricerca - che «la Terra dei Fuochi era una fake news». Ecco: prima di sequestrare aziende per sospetto inquinamento doloso, un po' di prudenza sarebbe opportuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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