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Il governo vara il Def di guerra. La crescita si restringe al 3,1%

Contro il caro-energia 9,5 miliardi senza extradeficit. Taglio delle accise sui carburanti esteso al 2 maggio

Il governo vara il Def di guerra. La crescita si restringe al 3,1%

La prospettiva è un peggioramento del quadro economico, i segnali sono negativi. Il premier Mario Draghi, nel corso della cabina di regia precedente l'approvazione del Def, ha motivato con questi concetti la scelta prudenziale di non fare extra-deficit. Il mezzo punto percentuale di Pil, pari a 9,5 miliardi da usare per un nuovo dl contro il caro-energia, deriva da un incremento del deficit programmatico rispetto a quello tendenziale, dunque nessuno scostamento di bilancio.

Le linee guida del Def, infatti sono improntate alla prudenza: crescita in deciso rallentamento, deficit in progressiva riduzione nei prossimi anni e debito in graduale rientro. Dal +6,6% messo a segno nel 2021, il Pil frenerà a +3,1% quest'anno (contro il +4,7% stimato nella Nadef ad ottobre e il +2,9% del quadro tendenziale, segno che gli interventi anticrisi avranno un impatto moderato), riducendo ulteriormente il ritmo negli anni successivi. Il deficit passerà invece dal 7,2% del Pil dello scorso anno al 5,6% di quest'anno, identico a quello della Nadef. Il debito scende al 147% quest'anno (contro il 149,4% indicato a settembre); al 145,2% nel 2023 (rispetto al 147,6% previsto in precedenza) e al 143,4% nel 2024. Insomma, «una politica di bilancio oculata ma espansiva».

Il quadro macroeconomico prevede, infatti, un'inflazione media nel corso del 2022 al 5,8% in discesa al 2,1% l'anno prossimo. L'impatto di un eventuale blocco delle esportazioni russe di gas e petrolio sulle attività produttive e sui prezzi delle fonti fossili di energia e dell'elettricità farebbe aumentare i prezzi energetici con un impatto sul Pil che potrebbe variare da 0,8 punti percentuali nel 2022 e 1,1 punti nel 2023 a 2,3 punti nel 2022 e 1,9 nel 2023. Nello scenario più sfavorevole, si legge nella bozza Def, la crescita del Pil in termini reali nel 2022 sarebbe pari a +0,6% e nel 2023 a +0,4 per cento. Giacché il 2022 eredità 2,3 punti percentuali di crescita dal 2021, la crescita del Pil quest'anno sarebbe nettamente negativa, mentre l'inflazione crescerebbe del 7,6 per cento

Ecco perché il ministro dell'Economia, Daniele Franco ai capidelegazione più favorevoli allo scostamento (Patuanelli per l'M5s in primis) ha risposto facendo notare che l'Italia è uno dei Paesi europei con deficit più alto. Aumentandolo ulteriormente si rischia di pagarlo in termini di spread (ieri salito a quota 167 punti dai 161 di lunedì). Se e solo se l'Europa rivedrà la strategia economica, se ne potrà riparlare. Per ora i partiti devono accontentarsi della proroga di una settimana (fino al 2 maggio) dello sconto sulle accise di 25 centesimi al litro per i carburanti esteso di una settimana dal 25 aprile al 2 maggio. Il «mezzo punto prodotto» sarà usato in una manovra «espansiva per spingere la crescita», ha spiegato Franco ricordando che gli interventi sulle bollette terminano il 30 giugno. «In caso di necessità interverremo a sostegno delle imprese e delle famiglie reperendo risorse come abbiamo fatto finora», ha concluso non escludendo un rafforzamento degli aiuti per l'industria.

Un ragionamento che, però, non è piaciuto al leader della Cgil, Maurizio Landini, che incontrerà il governo oggi a Def già approvato.

«Dcideremo il da farsi con Cisl e Uil ma di sicuro non staremo zitti e fermi», ha detto riaprendo lo scontro sui sostegni e, soprattutto, sulle pensioni.

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