Matteo Salvini è spesso tacciato di fascismo, di recente da Roberto Saviano. Il ministro dell'Interno ha detto e fatto cose senz'altro dirompenti. Comprensibile che non piacciano a tutti. Però il fascismo non si capisce proprio cosa c'entri. Nel frattempo, a Roma, scatta il divieto di intitolare le vie ai fascisti: e così è bloccata via Almirante.
«Fascista» è ormai un insulto che serve a delegittimare il nemico politico o a distrarre l'attenzione da grane più grosse. La parola «fascista» non ha più legame con il fenomeno storico che vorrebbe evocare ma è ancora efficace: squalifica l'interlocutore ed evita la difficoltà di affrontare i problemi nella sostanza. Un pamphlet di Claudio Quarantotto, Tutti fascisti! (Edizioni del Borghese, 1976), dimostra che il fenomeno non è nuovo. Al contrario, nessun leader politico e nessun movimento politico si è salvato dall'accusa di essere «fascista».
Scrive Quarantotto: «A Trotsky non è bastata la milizia rivoluzionaria; a Nenni l'esilio. L'uno è stato definito fascista da Vyshinsky; l'altro da Togliatti. A Tito, addirittura, la qualifica di fascista è stata attribuita dal Cominform; mentre De Carvalho, il più comunista dei militari portoghesi, e Soares, il segretario del partito socialista portoghese, l'hanno avuta in dono dai loro compagni e avversari politici di sinistra. Del resto, si diventa fascisti in mille modi, e per mille colpe. Non c'è una regola; o meglio la regola è la mancanza di regole. Solzenicyn lo è diventato finendo in un Lager; (...) Marcuse seminando la contestazione, Reale organizzando la repressione; Scelba, addirittura, firmando una legge contro il fascismo». Un fascio littorio stringe Gianni Agnelli, Kissinger, Gheddafi, De Felice, Dalí, De Gaulle, Franco, Churchill, Leone, Rumor, Mao, Marcuse, Moro, Saragat, La Malfa, Scelba, Adenauer, De Gasperi, Stalin e cento altri. Tutto documentato nello spassoso pamphlet di Quarantotto. Ma fascisti sono anche gli imprenditori, i poliziotti, i borghesi, i cattolici, i preti, le femministe, gli arbitri di calcio, le Brigate rosse. In quanto alla collocazione del fascismo nella mappa della politica regna il disaccordo.
Infatti il fascismo riesce a essere: di destra, di sinistra, né di destra né di sinistra. Potremmo andare avanti all'infinito. Per Umberto Eco esisteva un eterno fascismo italiano pronto a emergere nella storia specie in tutti coloro che non andavano a genio alla sinistra (Berlusconi, Bossi etc etc). In questi giorni editorialisti e scrittori fanno a gara, col ditino alzato, a rampognare quel fascistone di Matteo Salvini in assenza di fascismo.
Ogni predica contro il fascistone Salvini produce consenso per il governo. Il popolo, ormai disprezzato dagli intellettuali, distingue un insulto surreale da un pericolo reale, ad esempio l'immigrazione incontrollata. E sceglie chi promette sicurezza.
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