Qualcuno ha affermato, a proposito della grazia concessa dal presidente Mattarella ad un cittadino libico condannato con sentenza passata in giudicato a trent'anni di galera, che la decisione è stata giusta poiché si è tenuto conto della verde età del ristretto, della sua condotta ineccepibile in carcere e del fatto che siamo nel periodo natalizio, che ci imporrebbe di essere teneri. Mi tocca esprimere alcune osservazioni. Innanzitutto, la giovane età non è, né può diventare, una scriminante morale. Tantomeno giuridica. Un crimine resta tale a prescindere dall'anagrafe di chi lo compie. E quando il crimine è grave, gravissimo, l'età dell'autore non attenua nulla, semmai aggrava la responsabilità di uno Stato che decide di assolvere o perdonare. L'idea secondo cui "se uno è giovane merita un'altra possibilità" è una scorciatoia emotiva che ci ha già prodotto danni enormi. È esattamente questa mentalità giustificazionista ad aver alimentato l'esplosione della violenza giovanile, il collasso delle carceri minorili e la diffusione di un'idea tossica di irresponsabilità permanente. Giovani sì, ma innocenti no. Qui non stiamo parlando di un ragazzo che ha rubato un motorino o fatto una bravata. Parliamo di un uomo giudicato reo di traffico di esseri umani e ritenuto responsabile della morte per asfissia di 49 persone. Quarantanove.
Non contrabbandava sigarette, non trasportava scatolette di tonno: trasportava esseri umani, trattati come merce, caricati su imbarcazioni fatiscenti, esposti consapevolmente al rischio di morte. Questo non è soltanto un crimine contro l'umanità. È anche un crimine contro lo Stato italiano, contro la sua sovranità, contro il controllo delle sue frontiere. Ed è per questo che la decisione del Capo dello Stato di concedere la grazia appare, a mio avviso, un errore incomprensibile. Il messaggio che passa è immorale: violare le nostre frontiere, lucrare sulla disperazione, provocare decine di morti può essere, in fondo, perdonato. E questo in un momento storico in cui il Paese è già stremato da insicurezza, illegalità diffusa e pressione migratoria incontrollata. Mi stupisce, e lo dico con amarezza, che anche il ministro della Giustizia abbia dato il proprio assenso.
Qui non si tratta di essere "più buoni a Natale". La bontà non consiste nello smantellare il principio di responsabilità penale, secondo il calendario. La misericordia non è l'abolizione della giustizia. Tutti meritano una seconda possibilità, ok. Bene. Ma che cosa significa, in questo caso, "seconda possibilità"?
Liberare un uomo responsabile della morte di 49 persone? Dargli l'opportunità di rifarlo? Perché è questo, nei fatti, il rischio concreto. Ora si pone almeno una questione residuale, ma fondamentale: qualora quest'uomo, godendo della riduzione della pena e avendo già scontato 10 anni, potesse accedere adesso, in virtù della grazia, alle misure alternative alla detenzione, che gli consentirebbero di uscire dal carcere e di lavorare in Italia, ci auguriamo che, piuttosto che starsene a piede libero sul nostro territorio, venga immediatamente rimpatriato. Lo abbiamo mantenuto per anni a spese dei contribuenti italiani nei nostri istituti di pena.
Se lo si è voluto graziato, allora che lasci la penisola, affinché non se ne vada a zonzo nel Belpaese. Subito. Senza ambiguità. Senza ulteriori concessioni. E ci auguriamo, soprattutto, che nel suo Paese non gli venga offerta un'altra "seconda possibilità" di organizzare nuovi massacri, nuovi traffici di esseri umani, nuovi barconi, nuove morti. Auspichiamo che cambi mestiere e moralità. Questa grazia non avrebbe dovuto essere regalata. Lo Stato italiano non è il Babbo Natale dei criminali extracomunitari che ci portano clandestini, qualche volta persino facendoli crepare in mare. La pena si sconta per intero e non "soltanto un po'" e la buona condotta in cella, fosse anche impeccabile, non può comportare che si faccia eccezione davanti ad una strage di 49 esseri umani.
Fingere che l'età cancelli la colpa è una favola pericolosa
che l'Italia non può più permettersi di raccontare.Il cattivo esempio fornito da questo individuo incide psicologicamente su molti giovani italiani che in quanto a imbecillità hanno già dimostrato di essere attrezzatissimi.