Il grido dei sindaci veneti: "Via da qui tutti i profughi"

Dopo gli ultimi episodi di violenze sessuali, Cona, Agna e Bagnoli si appellano a Minniti: situazione insostenibile

Il grido dei sindaci veneti: "Via da qui tutti i profughi"

«Basta, basta, basta. Chiudete quegli hub». È l'ultimo grido di disperazione, rabbia e tormento, quello che esce dalla voce ormai sfibrata dei tre sindaci Alberto Panfilio, Roberto Milan e Gianluca Piva, rispettivamente di Cona, Bagnoli e Agna. L'ultimo appello estremo, quello che non lascia spazio a soluzioni. Se non quella di chiudere le due ex basi militari.

Tre comuni, il primo nel Veneziano, gli altri due nel Padovano che confinano, uniti da una strada di sei chilometri e che dal 2015 vivono una situazione insostenibile. A Conetta di Cona e a San Siro di Bagnoli di Sopra ci sono i due più grandi centri di accoglienza del Veneto. A Conetta, i richiedenti asilo sono quasi 1.200 e a San Siro sono circa 900. Agna sta nel mezzo, invasa dai profughi che ogni giorno fanno la spola. Una situazione inaccettabile, grida il sindaco Piva con tutta la voce che gli rimane in gola. «Sono un fiume in piena. Questa storia deve finire! Chiudete i due hub e basta!». Questo ha scritto venerdì alle 23.44 su Facebook, dopo che una donna, una 41enne del posto è stata aggredita da un uomo di colore, come descritto da lei agli agenti. Stava facendo jogging lungo la pista ciclabile quando, mentre correva con le cuffiette, è stata bloccata da un uomo sopraggiunto in bicicletta. È stata trascinata in un campo, picchiata ripetutamente al volto, menata per un quarto d'ora, mentre l'uomo cercava di immobilizzarla. Lei con tutta la forza che aveva in corpo ha reagito, ha graffiato il suo aguzzino ed è riuscita a scappare. A salvarla un'auto che passava di lì e l'ha notata. Ora la Procura di Padova indaga per tentata violenza sessuale e il pubblico ministero Daniela Randolo ha disposto il sequestro della bici abbandonata dall'aggressore e del cappellino perso durante la fuga. Sarà l'analisi del Ris a cercare di dare un'identità all'uomo. La donna ha una costola rotta ed ematomi su tutto il corpo.

«È inaccettabile tutto questo si sfoga Gianluca Piva con il Giornale - e lo grido più forte che posso. È ora che chi ha creato queste polveriere che ci stanno devastando in tutti i modi le chiuda. Non si può più andare avanti e lo stiamo dicendo in tutti i modi possibili. L'ho scritto al governo, ma niente». Lui che tra incontri, richieste di aiuto, diffide, appelli, interpellanze, segnalazioni, lettere e ordinanze ad hoc è arrivato a quota 32. E il lungo elenco parte il 10 novembre 2015.

Ora l'urlo congiunto con il sindaco Alberto Panfilio e Roberto Milan è più forte che mai. Ieri mattina a Bagnoli i tre primi cittadini, che domani pomeriggio andranno in blocco dal ministro Minniti che sarà a Treviso, hanno indetto una manifestazione e una protesta di esponenti Lega Nord, sindaci e cittadini per chiedere l'immediata chiusura dei due hub e dare l'ultimatum. «Chiudere il centro entro venti giorni», ha detto il sindaco Milan.

Una situazione non più sostenibile, disperata, dato che a passeggiare alle tre del pomeriggio per quei paesi c'è da aver paura. E le molestie dilagano anche all'interno degli hub.

Quattro operatrici di una cooperativa, che fanno le pulizie all'interno del campo di Bagnoli hanno lamentato molestie sessuali. Una addirittura dopo la denuncia è stata cacciata dall'azienda stessa. Come se a denunciare un crimine sia diventato reato adesso.

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