
Le gravi ferite della Terra sono dovute al peccato dell'uomo, che spesso sfrutta la casa comune per trarre vantaggi economici a scapito dei più fragili. Papa Leone XIV lancia un grido d'allarme, l'ennesimo, per la tutela ambientale. Sulle orme di Papa Francesco, il Pontefice americano, sensibile e interessato al tema dei cambiamenti climatici, scrive un lungo messaggio per la decima giornata mondiale di preghiera per la tutela del creato ed evidenzia con forza che "in diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque", spiega Robert Prevost, "l'ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l'avidità da cui scaturiscono, producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche, senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati".
Uno scenario drammatico quello descritto dal Papa che, sin da vescovo e cardinale, aveva sposato la linea dei predecessori. Anzi, la sua esperienza da missionario in Perù, terra particolarmente scossa dalla crisi ambientale, lo ha reso ancora più determinato nella lotta ai cambiamenti climatici. In vista della decisiva COP30, la Conferenza sul clima in programma a novembre in Brasile, il Pontefice potrebbe, infatti, rivelarsi una figura chiave per la sfida ambientale, spingendo ulteriormente l'acceleratore in un contesto in cui, invece, il presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, si sta muovendo in direzione totalmente opposta.
"Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo", spiega Leone XIV, "calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. È emblematica in tale ambito la sofferenza delle comunità indigene. E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali". Il Pontefice cita, a tal proposito, le zone agricole e le foreste diventate veri e propri campi minati, i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d'acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale.
La cura del creato, insomma, per Leone, è ormai una questione di fede e di umanità: "È ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti", conclude, ricordando che viviamo "in un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti del devastante cambiamento climatico, della deforestazione e dell'inquinamento".