Tutti con le bocche cucite, in rigoroso silenzio. E non soltanto con la stampa. Manco sui social si sente volare una mosca. E non certo perché la notizia non l'abbiano vista. Macché, campeggia in prima pagina sul Domani da stamattina: nelle scorse settimane la Guardia di Finanza, su ordine della procura di Roma, avrebbe fatto visita a Giuseppe Conte, proprio a casa sua, per stanare alcuni documenti, fatture soprattutto, e far luce su un certo giro di consulenze d'oro (la bellezza di 400mila euro su per giù, molti dei quali non pagati). Consulenze che l'avvocato del popolo, nonché capo in pectore del Movimento 5 Stelle, avrebbe svolto per alcune società di Francesco Bellavista Caltagirone, ex patron del gruppo Acqua Marcia. In altre circostanze, ovvero se solo il perquisito non fosse stato uno di loro, la notizia, per quanto nel fascicolo d'indagine non compaia ancora alcun indagato, avrebbe solleticato i famelici palati dei pentastellati.
Ora, è bene sottolineare due punti è bene fissare prima di parlare del nascondino grillino. Il primo: nell'affaire Conte non c'è alcun indagato. E anche ci fosse stato, non saremmo mai e poi caduti nel bieco livore ideologico che spinge Cinque Stelle e certa sinistra manettara a mettere alla gogna il malcapitato. Il secondo: la tempistica, non tanto dell'incursione della Finanza a casa di Conte quanto quella della pubblicazione sul Domani (a distanza di "qualche settimana"), fa quantomeno sorgere qualche sospetto. La notizia è infatti esplosa proprio mentre i piani alti del M5s sono scossi da una lotta intestina senza precedenti. Da giorni l'ex premier e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio se le danno di santa ragione. A far detonare la rissa è stata la recente corsa al Quirinale. Il vero obiettivo, però, è più profondo: è il controllo del movimento.
Certo, come fa notare il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, in queste settimane Conte si è ben guardato dal comunicare "in piena trasparenza" di aver ricevuto l'ispezione delle Fiamme Gialle. Ma tant'è. Saranno anche un po' affari suoi: anche se al grido "onestà, onestà" i suoi uomini hanno impallinato politici (poi risultati innocenti) per molto meno, non c'è scritto da alcuna parte (nemmeno all'interno dello statuto del movimento) che avrebbe dovuto andare a reti unificate a raccontare quanto sta accadendo. Avrebbe potuto farlo, è vero, magari per coerenza con quanto pretesto in più occasioni dai grillini nei confronti di nemici finiti in guai giudiziari, ma non era obbligato.
A fronte di tutto questo, dunque, non può che stonare il comportamento da struzzi dei grillini. Non fatevi trarre in inganno: non stiamo assistendo a un tardo ravvedimento del partito del "vaffa". Assolutamente no. Il silenzio, che da questa mattina ha spinto i big dei Movimento 5 Stelle a evitare di commentare la notizia e la base a censurarla dai social, non è frutto di un garantismo dell'ultima ora. È puro e semplice imbarazzo. Lo stesso che lo scorso 18 gennaio spinse l'intera combriccola a eclissarsi quando Beppe Grillo finì indagato per traffico di influenze illecite.
Sarebbe davvero interessante sapere cos'hanno pensato questi signori quando hanno letto la notizia di Conte sulla prima pagina del Domani.
Non lo sapremo mai. Ma possiamo immaginare, senza sbagliare troppo, che qualsiasi pensiero, qualsiasi "vaffa" che gli è sorto nelle viscere, l'hanno ricacciato giù nell'esofago e sono andati oltre a leggere i quotidiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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