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"Riflessione politica nel M5s". Conte-Di Maio, l’ora del duello

Scambio di accuse incrociate. I veleni sull’ex premier che avrebbe anche convinto Grillo al tweet pro Belloni

"Riflessione politica nel M5s". Conte-Di Maio, l’ora del duello

Antefatto del film che ha portato i grillini a imporre a Giuseppe Conte la rielezione di Sergio Mattarella, l'uomo per il quale nel 2018 avevano chiesto addirittura un goffo impeachment. Ora di cena. Matteo Salvini ha già parlato, Conte anche, ma cominciano a piovere i veti della sinistra e di Matteo Renzi su Elisabetta Belloni. La candidatura di Belloni, sponsorizzata in tandem dai vecchi gialloverdi, sembra in salita. È in quel momento che il leader del M5s prova a estrarre il Grillo dal cilindro. La strategia è semplice: ottenere l'endorsement del Garante e isolare Luigi Di Maio. Così parte la telefonata dall'entourage strettissimo dell'ex premier. L'obiettivo è persuadere il Garante che la Belloni ce l'avrebbe fatta. Grillo - che avrebbe voluto tenersi defilato dalla partita del Quirinale - alla fine dà il via libera a un tweet. Il segnale arriva. «Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo», scrive Grillo, con tanto di hashtag per fugare ogni dubbio: #ElisabettaBelloni. L'indicazione appare chiara. Grillo, dipinto come uno sponsor di Mario Draghi al Colle, fa il tifo per Belloni. Luigi Di Maio è spiazzato, poi consegna alle agenzie una nota molto aspra contro il metodo «indecoroso» che porta a bruciare i nomi.

Ieri Conte paventa un confronto interno con l'ex capo politico: «Arriverà il momento di chiarimenti in cui ogni esponente politico dovrà rispondere non al leader ma agli iscritti». Rispetto alle cortesie di facciata del passato, questa frase è un'escalation. Di Maio in serata dice, replicando a Conte: «Anche nel M5s dobbiamo aprire una riflessione politica».

Fallito il blitz su Belloni, al M5s non resta altro che il Mattarella bis. Il leader prova a mettere il cappello sulla rielezione: «La nostra comunità dall'inizio ha iniziato a esprimere attestati di stima per il presidente Mattarella, perciò quando abbiamo compreso che non c'erano le condizioni per eleggere una presidente donna, abbiamo deciso di convergere su di lui». I capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone, invece, rivendicano la vittoria di un «Parlamento che ha indicato la strada dal basso». Mentre filtrano notizie, riportate dall'Adnkronos, su un ballottaggio al tavolo delle trattative tra Paola Severino e Belloni. Conte, di fatto, conferma: «Abbiamo fatto una battaglia per una candidatura che introducesse un quadro di novità, tant'è che al tavolo sono rimaste due donne, purtroppo non siamo riusciti a vincere la battaglia, ma non ha perso Conte, ha perso il Paese». Concetto ribadito in un video registrato condiviso sui social: «Su una presidente donna abbiamo fatto una battaglia vera, nonostante gli sforzi non ce l'abbiamo fatta». Resta il dato di un'onda parlamentare del M5s che ha orientato la partita verso Mattarella. «Ha vinto Luigi», dicono i dimaiani, che festeggiano in Transatlantico e abbracciano il loro capo corrente. «Ma se Di Maio voleva Draghi?», sibilano i contiani.

Nei gruppi continuano a correre veloci i sospetti su Conte, che secondo le malelingue avrebbe puntato sull'instabilità in asse con Salvini e Meloni. E qui l'avvocato smentisce secco: «I nomi femminili sul tavolo erano condivisi con Pd e Leu, io non ho mai fatto accordi sottobanco per Casellati o Frattini». La tensione tra parte del M5s e il centrosinistra è altissima. «Si sorride all'incoronazione di Letta come the winner. Hanno fatto l'impossibile per portare Draghi alla presidenza della Repubblica e hanno perso», dicono fonti grilline. In Parlamento raccontano di un confronto durissimo, con tanto di urla, avvenuto in mattinata tra Paola Taverna e Loredana De Petris, presidente dei senatori del Misto, eletta con Leu e ora comunque nei ranghi della sinistra. Ciò che è accaduto nella notte di venerdì sta assumendo i contorni del giallo.

E potrebbe essere il prologo della resa dei conti tra Conte e Di Maio.

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