Come guadagnare con i tassi a zero

Quattro alternative ai Bot, sfruttando conti di deposito, bond, valute e Paesi emergenti

Come guadagnare con i tassi a zero

Il 2016 si è chiuso con il tutto esaurito nei collocamenti dei Titoli di Stato italiani. Nelll'ultima asta dello scorso anno il Tesoro, in particolare, è riuscito non soltanto a vendere tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot a sei mesi offerti, ma anche a spuntare tassi di interesse al nuovo minimo storico: il rendimento medio dei buoni è infatti sceso al -0,317% (rispetto al -0,199% dell'asta di novembre), cancellando il precedente minimo storico (-0,295%) fissato a ottobre. Tuttavia, se il buon esito del collocamento è una buona notizia per lo Stato non si può dire altrettanto per gli investitori. Soprattutto per i piccoli risparmiatori abituati a sottoscrivere i Bot quando offrivano rendimenti decenti e senza (quasi) nessun rischio. Basti pensare che in questa asta avrebbero dovuto versare 10mila euro per acquistare i Bot semestrali per poi ricevere a giugno 2017 solo 9.984 euro.

Per questi investitori alla ricerca di rendimento non esistono alternative semplici perché in questo contesto tutte le fonti di reddito (non soltanto le obbligazioni ma anche le azioni) hanno ridotto la loro portata rispetto alle media degli ultimi 20 anni. Questo significa che è necessario allestire portafogli diversificati ed efficienti per puntare a rendimenti positivi senza tuttavia esporsi a rischi eccessivi. Ecco allora quattro soluzioni per impiegare i nostri risparmi nei prossimi 12 mesi, con l'obiettivo di conseguire rendimenti positivi a fronte di diversi gradi di rischio.

Rendimento all'1,25% E denaro disponibile - La prima opzione per impiegare i nostri risparmi con rischi molto bassi consiste nello scegliere un deposito bancario online senza vincolo. In questo modo, pur guadagnando meno rispetto ai depositi vincolati, si ha la possibilità di disporre del capitale depositato immediatamente sia per esigenze famigliari improvvise sia per investimenti. Al momento sono disponibili conti di deposito non vincolati che offrono rendimenti lordi su base annua (come Ibl Banca, Santander, Rendimax di Banca Ifis e Findomestic) compresi tra lo 0,60% e l'1,25%. Meglio ancora è però optare per i conti di deposito offerti da grandi reti di promotori (per esempio Mediolanum, Banca Generali e Fineco) che garantiscono un consulente finanziario personale che può aiutare a effettuare investimenti a medio lungo termine e a sfruttare le correzioni di mercato. Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo di aver investito a inizio 2016 una somma di 100mila euro in un deposito online che offriva un rendimento dello 0,75% lordo (0,55% netto) annuo. Ipotizziamo che il consulente finanziario ci avesse consigliato di impiegare soltanto il 10% di tale somma (cioè 10mila euro) a metà febbraio in un fondo o un Etf azionario globale internazionale per disinvestire il tutto a fine giugno: a fine dicembre 2016 il capitale finale sarebbe ammontato a 101.490 euro, pari cioè ad un rendimento netto dell'1,49% (ovvero del 2,01% lordo). È probabile che anche nel corso di quest'anno, grazie a una volatilità attesa in Borsa in forte crescita per le incertezze politiche ed economiche, si creino numerose opportunità da cogliere grazie ai consigli di un bravo consulente.

L'obiettivo è a quota 2% - Il piccolo risparmiatore che è in cerca di una valida alternativa ai Bot e ai Ctz (che ora riservano rendimenti negativi) può affidarsi alle obbligazioni societarie euro. Questi titoli, infatti, continueranno a beneficiare del supporto, tramite il quantitative easing, della Bce di Mario Draghi per almeno tutto il prossimo anno. Si tratta di una scelta di investimento che, in assenza di elementi di disturbo, dovrebbe garantire un rendimento annuale poco sotto i due punti percentuali lordi. Un buon portafoglio potrebbe essere composto al 70% in Etf e fondi obbligazioni corporate bond euro, per il 20% da Etf e fondi obbligazionari euro high yield e per il restante 10% da un conto di deposito non vincolato. La perfomance del 2% circa potrebbe però essere arrotondata al rialzo qualora la scelta fosse a favore di un buon fondo obbligazionario corporate bond euro. Infatti, come si è potuto constatare nel 2016, i migliori fondi euro corporate bond euro hanno registrato un rendimento medio annuo del +4,4% contro il +2,5% degli Etf di categoria. La possibilità di selezionare le società e anche i singoli titoli emessi può permettere di sfruttare alcune inefficienze di mercato e alcune opportunità che si venissero a creare durante le correzioni dei listini. I gestori «attivi», inoltre, possono aumentare o diminuire, in funzione degli andamenti delle Borse, delle aspettative economiche e ad analisi specialistiche, il peso su un settore a discapito di un altro: questa flessibilità potrebbe portare a sfiorare il raddoppio della performance annuale dell'investimento (cioè vicina al 4%). In caso però di scenario avverso o di scelte non azzeccate il rischio è di azzerare i guadagni.

Puntare al 4% con la "molla" dell'inflazione - Per puntare a un rendimento annuale superiore al 4% è necessario aumentare il grado di rischio e, in parallelo, ampliare la diversificazione dei propri investimenti. In pratica si può allestire un portafoglio composto in Etf o fondi specializzati, di cui un 10% corporate bond euro, un altro 10% in corporate bond in dollari, un 15% in high yield euro, un altro 15% in high yield in dollari, un 30% in obbligazioni emergenti (di cui metà in dollari e metà in valuta locale), un 10% in inflation linked (obbligazioni legate all'inflazione) e il 10% in liquidità. L'idea è quella di puntare su una crescita economica in moderato aumento, con l'inflazione che riprende un po' di fiato stabilizzandosi al di sopra del 2% e con il debito dei mercati emergenti che incorpora già nelle attuali quotazioni i possibili provvedimenti della nuova amministrazione Trump in tema di scambi commerciali globali. Il portafoglio è poi molto esposto al dollaro americano (circa il 40% del totale) e di conseguenza la performance finale dipenderà dall'evoluzione del biglietto verde: ipotizzando che la divisa Usa continui a oscillare intorno ai valori di 1,041,06 sull'euro, un portafoglio di questo tipo potrebbe generare in uno scenario neutrale (cioè senza eccessive sorprese negative o positive) il 4% al netto della variazione del dollaro. In uno scenario particolarmente avverso al dollaro e al debito dei mercati emergenti, la performance annua potrebbe scivolare in territorio negativo (-2,5%) mentre in uno scenario particolarmente virtuoso per gli Stati Uniti (con ripercussioni positive sui mercati emergenti e sull'inflazione) la performance potrebbe spingersi anche al sette per cento.

Brasile, Russia e dollaro per arrivare al 9% -

Per ambire a un rendimento annuale molto elevato occorre accettare un rischio medio alto, derivante da una maggiore esposizione alle valute estere e, n particolare, ai titoli obbligazionari di alcuni Paesi emergenti. Il portafoglio potrebbe essere composto da Etf e fondi obbligazionari specializzati in modo da essere così articolato: 10% corporate bond euro, 10% corporate bond in dollari, 15% high yield euro, 15% high yield dollaro, 15% debito emergente in valuta locale, 10% obbligazioni in real brasiliani, 10% obbligazioni in rubli russi, 10% in obbligazioni in rupie indiane e 5% in liquidità. Un portafoglio così assortito fa leva sulle potenzialità di rivalutazione del debito emergente (in particolare quello di Brasile, Russia e India) che risulta al momento molto sottovalutato rispetto alla media degli ultimi 10 anni e delle valute di Brasile e Russia, ancora sotto del 25-35% rispetto ai valori del 2013. Brasile e Russia dovrebbero infatti tornare a crescere quest'anno dopo un paio di anni in chiaroscuro mentre l'India dovrebbe confermarsi il paese tra quelli del G20 a più alta crescita nel mondo.

Un portafoglio di questo genere potrebbe generare un ritorno lordo annuo intorno al 6%, ma con ampie possibilità sia al rialzo che al ribasso.

Infatti, in uno scenario particolarmente favorevole alla crescita economica mondiale la performance del portafoglio potrebbe spingersi a ridosso anche dei 9 punti percentuali, mentre in un contesto sfavorevole ai mercati emergenti (per effetto per esempio di provvedimenti dell'amministrazione Trump in tema di commercio globale) il risultato annuale potrebbe cadere a meno 4 per cento.

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