La Guardia costiera libica si difende: noi salviamo vite

Accuse al mittente

La Guardia costiera libica si difende: noi salviamo vite

Le Ong si scagliano contro la Guardia costiera libica, cercano di aizzare i migranti contro le motovedette, accusano sia il governo di Tripoli che quello italiano di essere i responsabili delle morti in mare. La verità, invece, è che da quando i soccorsi sono passati all'Rsc (Rescue security centre) libico, che è l'equivalente del nostro Mrcc di Roma, a comando della Capitaneria italiana, i salvataggi di fronte alle coste della Tripolitania si sono moltiplicati. «Abbiamo salvato migliaia di vite - fanno sapere fonti vicine alla Guardia costiera del Paese africano - e continueremo a farlo».

Ieri sono state 41 le persone tratte in salvo. Flavio Di Giacomo, dell'Oim, in un tweet annuncia: «Un naufragio è avvenuto al largo della costa libica. Forse circa 80 mancanti. Sopravvissuti forse intorno ai 40. In attesa di notizie». Ma dei dispersi, fino a ora, non si hanno informazioni.

Il fatto è che le Ong continuano a puntare il dito contro il sistema di salvataggio, quando il vero problema è che bisognerebbe puntarlo contro i trafficanti di esseri umani. È in quella direzione che si deve lavorare, perché sono loro gli unici responsabili delle morti in mare. In Libia, una terra con numerosi problemi, dove ancora tengono il campo piccoli gruppi di combattenti dell'Isis arrivati dalla Turchia di Erdogan su aerei che atterrano a Tripoli e su cui non si chiede neanche il passaporto per viaggiare, dove l'ordine pubblico è ancora un miraggio, la vera vittoria sarebbe proprio bloccare le partenze.

Anche perché i sistemi di monitoraggio satellitari e attraverso altri sistemi, quale l'uso dei Predator dell'Aeronautica o dei sommergibili della Marina sono così avanzati da poter consentire di individuare i luoghi di partenza ancor prima che i barconi possano prendere il largo. È ciò che accadeva in Tunisia, dopo gli accordi tra il governo di Tunisi, nel 2011 e l'allora esecutivo guidato da Berlusconi, quando la Guardia costiera di quel Paese individuava i natanti in procinto di prendere il largo ed era in grado di farli tornare indietro.

Dallo scorso dicembre è attiva, oltretutto, l'area Sar libica, riconosciuta poi anche dall'Imo e in cui le motovedette hanno priorità di intervento. Nel corso dell'ultimo mese le vite salvate sono migliaia, si parla di oltre tremila.

Il sistema di richiesta di soccorso continua a essere lo stesso, ovvero chi è a bordo del gommone chiama direttamente la Guardia costiera italiana, ma ciò che è cambiato è che ora l'operatività è rimandata allo Stato di competenza, ovvero la Libia.

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