Guerra ai siti sessisti. Il gestore in Procura. I "ricatti" nel mirino

In settimana potrebbe essere convocato. Faro sui contributi chiesti per cancellarsi

Guerra ai siti sessisti. Il gestore in Procura. I "ricatti" nel mirino
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Ormai è una questione di ore. Il tempo per i magistrati della Procura di Roma di prendere visione dell'informativa della polizia Postale sui siti sessisti, di individuare i reati e di aprire un fascicolo destinato a restare per poco senza indagati. Perché gli inquirenti hanno il nome dell'amministratore di Phica.eu, un italiano che presto sarà convocato a piazzale Clodio - dove potrebbero confluire tutti i fascicoli aperti nelle altre città - per essere interrogato in attesa di capire se ha responsabilità sulla pubblicazione delle foto trovate nella Rete e postate senza consenso e sui messaggi osceni che spesso le accompagnavano.

Probabilmente avrà bisogno di un avvocato, così come gran parte degli utenti del sito, quelli che non hanno fatto in tempo a cancellarsi prima della chiusura del portale facendo sparire messaggi e account. Qualcuno è stato disposto anche a versare un contributo per accelerare la rimozione del materiale compromettente. Una delle vittime ha raccontato a Repubblica di aver pagato su richiesta del sito duemila euro per ottenere la rimozione di foto private e commenti "ignobili". Due episodi che potrebbero spingere i magistrati ad indagare anche su altre fattispecie di reato, come ad esempio l'estorsione, oltre al revenge porn, la diffamazione aggravata, la violazione della privacy e la diffusione di immagini a contenuto sessuale.

Dopo la pioggia di denunce arrivate da ogni parte d'Italia, gli investigatori della Postale stanno identificando gli autori dei messaggi sessisti, alcuni dei quali istigavano anche a commettere violenze e che ora rischiano accuse più gravi. Non appena l'inchiesta entrerà nel vivo i pm potrebbero disporre il sequestro dei computer e dei sistemi informatici usati per gestire la piattaforma attiva da 20 anni e chiusa qualche giorno fa dopo l'esplosione del caso.

Nonostante il gestore di Phica.eu sia italiano, i server del sito sono all'estero e questo potrebbe comportare qualche rallentamento dell'indagine nel caso in cui i magistrati debbano ottenere il back up del sistema, a caccia di tutto quello che in questi giorni potrebbe essere stato cancellato in Italia. In questo caso potrebbe essere necessario chiedere una rogatoria internazionale.

Anche la politica, dopo il coinvolgimento di molte parlamentari e l'interesse bipartisan suscitato dal caso, ha fretta di mettere dei paletti ai siti di pornografia involontaria.

La presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio, Martina Semenzato, vuole concludere l'inchiesta entro la fine dell'anno per valutare come attualmente avviene il monitoraggio e capire se ci sono provvedimenti già in essere che possono aiutare. Uno degli obiettivi è quello di "attualizzare le norme" per evitare che foto di donne finiscano su forum e siti sessisti.

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