Guerra fra bande a Ostia Agguato notturno nel regno degli Spada

Spari sulla porta di uno degli uomini del clan La lunga scia di sangue è iniziata nel 2002

Guerra fra bande a Ostia Agguato notturno  nel regno degli Spada

Ostia (Roma) - Guerra a Ostia. La risposta alla sparatoria di giovedì scorso in una pizzeria è l'assalto alle «fortezze» del clan Spada. Una guerra combattuta a colpi di pistola, come quelli sparati sabato sera, in via Antonio Forni 22, contro la porta dell'abitazione di Silvano Spada, 33 anni, il cugino di Roberto Spada. Subito dopo sprangate sulla porta di un altro componente del clan, il fratello Giuliano, 44 anni, residente al 45 di via Domenico Baffico. E ancora non basta. Un'auto data alle fiamme a poca distanza dal ritrovamento dello scooter usato per colpire alle gambe Alessandro Bruno, 50 anni, titolare della «Nuova Disco Giro Pizza» di via delle Canarie e il suo cuoco Alessio Ferreri, 40 anni, nipote dei boss Carmine e Terenzio Fasciani.

Infine proiettili sui finestrini di una Seat Ibiza parcheggiata in via Umberto Cagni. Una notte a dir poco movimentata. La «mappatura» del crimine sul litorale è fatta di tante croci messe tutte attorno a piazza Lorenzo Gasparri, il cuore della Ostia ponente dove da 30 anni Stato e Istituzioni hanno gettato la spugna.

Un quartiere intero in mano alle famiglie comandate dagli Spada. Fino a poco tempo fa a loro volta erano agli ordini del clan Fasciani, titolari di forni, stabilimenti balneari, ristoranti. Un equilibrio rotto da tempo e sul quale, ora, la Direzione Distrettuale Antimafia ha deciso di mettere la parola fine. Usura, estorsioni, droga e persino il racket degli alloggi popolari, come raccontano dei pentiti. «Se non paghi la pigione ti cacciano e mettono altre famiglie al posto tuo», spiegano ai magistrati Michael Cardoni e Tamara Ianni, 40 anni. É grazie alle loro dichiarazioni che le forze dell'ordine hanno potuto arrestare e poi condannare alcuni componenti la famiglia Spada. Tra loro anche Ottavio e Carmine, «Romoletto», fratello di Roberto. Una situazione esplosiva. Per gli investigatori è la rottura della pax mafiosa fra le famiglie reggenti Nuova Ostia. Rapporti compromessi fin dal duplice omicidio di due latitanti eccellenti, Giovanni Galleoni, 44 anni, e Franco Antonini, 39 anni, detti «Baficchio» e «Sorcanera», rientrati in Italia giusto in tempo per essere ammazzati a colpi di pistola tra via del Sommergibile e via Antonio Forni nel novembre del 2011. Per alcuni, però, un equilibrio rotto anni addietro, quando le «nuove famiglie» chiudono per sempre i conti con i vecchi della banda della Magliana, scesi a compromessi con i siciliani del clan Cuntrera.

È un pomeriggio dell'ottobre 2002 quando «Paoletto» Frau scende in strada per recarsi al lavoro, il maxi parcheggio di Cineland. Due sicari, volto coperto dai caschi, lo aspettano su Corso Duca di Genova. Quando lo vedono arrivare lo chiamano per nome e sparano. L'uomo muore sul colpo. Un caso mai risolto e che per alcuni è il via libera alla guerra per la conquista del territorio. Tanto che i primi a farne le spese sono i fratelli Vito e Vincenzo Triassi, gambizzati a Ostia e a Casalpalocco. I due, provenienti da Siculiana, in provincia di Agrigento, sono il braccio destro della famiglia Cuntrera: tre narcotrafficanti stanziati da tempo a Ostia.

È il nuovo che avanza, i giovani criminali emergenti che alzano la testa e si mettono persino contro i camorristi della famiglia Senese, Gennaro e Michele. A mettere l'accento sulla questione Ostia, però, è una testata, quella data da Roberto Spada al giornalista Rai Daniele Piervincenzi. E all'indomani delle elezioni del presidente del X Municipio, la pentastellata Giuliana Di Pillo, sono in tanti a promettere il repulisti della città.

«Non possiamo consentire che il litorale della capitale possa essere condizionato dalle mafie - dice il ministro dell'Interno Marco Minniti -. Il tema della liberazione di Ostia dalla mafia sarà irrinunciabile, lì ci giochiamo un pezzo della sovranità del nostro Paese».

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