Dal M5S solo "no": la guerra di Conte al termovalorizzatore

L'ipotesi di un emendamento per togliere i poteri a Gualtieri e rallentare l'iter per la realizzazione dell'impianto che renderebbe Roma autosufficiente nella gestione dei rifiuti

Dal M5S solo "no": la guerra di Conte al termovalorizzatore

Il termovalorizzatore può essere la soluzione per risolvere il problema dell’immondizia nella Capitale, a patto che sia "sostenibile", come quelli già in funzione in altre grandi città europee, come Rotterdam. Da Bruxelles il vice presidente della Commissione Ue e commissario al Green Deal, Frans Timmermans, "benedice" il progetto del sindaco Roberto Gualtieri, per rendere Roma autosufficiente nella gestione del ciclo dei rifiuti. Ma la strada per la realizzazione dell’impianto è in salita. E la battaglia politica si preannuncia senza esclusione di colpi.

L'emendamento contro Gualtieri

In prima linea sul fronte del no c’è il leader pentastellato Giuseppe Conte che giorni fa aveva liquidato l’inceneritore come "tecnologia vecchia", che "produce scorie pericolose e fumi inquinanti". Ora il Movimento è pronto a passare all’azione. Il nodo del termovalorizzatore sarà all’ordine del giorno della riunione del Consiglio Nazionale del Movimento prevista per il pomeriggio di lunedì. La strategia, secondo alcune indiscrezioni rilanciate dal Tempo, sarebbe quella di cancellare, con un emendamento al decreto Aiuti, il passaggio in cui, in vista del Giubileo del 2025, viene conferito a Gualtieri il potere di predisporre e adottare il piano rifiuti della città e approvare "i progetti di nuovi impianti".

L’obiettivo, quindi, è tenere il sindaco ancorato al piano regionale dei rifiuti, che non prevede la costruzione di inceneritori, per cercare di rallentare la procedura per la realizzazione della struttura. Difficile che l’operazione riesca. Sempre secondo il quotidiano di piazza Colonna, in Commissione non ci sono i numeri. Per questo, c’è chi vede nell’attivismo di Conte un’operazione politica per intestarsi la leadership del mondo ecologista in vista delle elezioni del 2023. Aldo Penna, deputato del Movimento, non a caso, fa appello al ministro Roberto Speranza, leader di un partito sensibile a certi temi. "L'inceneritore che si vuole realizzare a Roma è un'opera pericolosa e contraria alle direttive Ue vigenti", ha scritto annunciando un’interrogazione sui rischi anche per gli impianti di ultima generazione.

"Il termovalorizzatore è una tecnologia vecchia e per noi è un tema identitario. La transizione ecologica non si fa un pò. O si fa o non si fa", incalza anche l’ex sindaca, Virginia Raggi. Ma il Movimento, come al solito è tutt’altro che granitico. Dalle parti della Pisana, dove M5S e Pd vanno a braccetto, l’assessore alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi, invece, elogia Gualtieri. "Ha inaugurato una stagione di assunzione di responsabilità", dice, e parla di "investimenti su nuovi impianti che coniughino la necessità di garantire un servizio pubblico ai cittadini di Roma e del Lazio con quelle di tutelare ambiente e salute".

I radicali chiedono il referendum

Ad entrare nel dibattito sono anche i radicali, che chiedono di dare la parola ai cittadini. La proposta è quella di un referendum per dare "legittimazione popolare" alla costruzione dell’impianto. "Questa decisione influisce sul ciclo di rifiuti per i prossimi 40 anni e la cittadinanza credo abbia diritto di esprimersi", ha spiegato il segretario Massimiliano Iervolino, facendo appello anche a Letta e Conte. Ma una consultazione popolare allungherebbe decisamente i tempi. Per l’amministratore delegato di Acea, Giuseppe Gola, intervistato dal Corriere della Sera, l’impianto, che sarebbe in grado di assorbire 600mila tonnellate di rifiuti l’anno e che avrebbe un costo di circa 700milioni di euro, potrebbe essere tirato su nel giro di 30 mesi. Sarebbe verosimile, quindi, secondo i vertici dell’azienda che affiancherebbe il Campidoglio nell’operazione, completare il progetto entro l’anno giubilare.

Ci sperano anche Lega, Forza Italia, Italia Viva e Azione. "L'insistenza di Giuseppe Conte nel suo no al termovalorizzatore a Roma dimostra come la disperata ricerca di consenso abbia per lui più valore della qualità di vita dei romani: preferisce lasciare la Capitale in mezzo ai rifiuti pur di riguadagnare qualche minuto di visibilità", attacca la deputata renziana, Raffaella Paita, mentre Annagrazia Calabria, di Forza Italia, punta il dito contro "l'ideologia grillina ha già bloccato per troppo tempo la Capitale, intrappolandola nel degrado". "Basta – aggiunge -con gli allarmismi infondati sui termovalorizzatori: è sufficiente ricordare i tanti appelli lanciati dai medici nel corso degli anni per comprendere che il vero rischio per la salute dei cittadini è nella mancata raccolta della spazzatura".

Il no del comune di Pomezia

Resta comunque il nodo del sito in cui sorgerà il nuovo impianto. Il comune di Pomezia ha già messo le mani avanti approvando una mozione promossa proprio dai pentastellati per impedire la realizzazione dell’inceneritore a Santa Palomba. L’ordine del giorno è stato approvato quasi all’unanimità, anche con i voti del Pd locale.

Un cortocircuito sottolineato da Laura Corrotti, consigliere regionale di FdI e dagli esponenti locali del partito: "Dopo gli annunci di Gualtieri che smentiscono il piano rifiuti di Zingaretti, ecco che anche il Pd del comune di Pomezia vota a favore di un ordine del giorno che non vuole l'impianto".

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