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Perché la guerra tra Grillo e Giuseppi preoccupa il Colle

Il Capo dello Stato teme un rallentamento delle riforme necessarie per accedere ai fondi Ue

Perché la guerra tra Grillo e Giuseppi preoccupa il Colle

Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppi per la leadership del Movimento CinqueStelle inizia a preoccupare anche Sergio Mattarella.

Il senso di instabilità che deriva dai continui scossoni interni al partito che tuttora detiene la maggioranza in Parlamento crea pertanto qualche agitazione anche al Quirinale, come spiega Marco Antonellis di Tpi. Che ripercussioni potrebbero esserci se tra le fila dei grillini continuassero questi scontri oramai a cadenza quotidiana?

Il Capo dello Stato teme innanzi tutto uno stop preoccupante del già tortuoso cammino che dovrebbe condurre all'approvazione delle riforme necessarie per ottenere i fondi stanziati dall'Unione Europea. Le scadenze degli impegni presi con l'Ue si avvicinano e non si può neppure prendere in considerazione l'idea di uno slittamento: la soluzione per le riforme di fisco, giustizia e concorrenza pare ancora lontana e un nuovo quanto inatteso ostacolo creerebbe solo ulteriori ritardi. L'esecutivo ha assunto l'impegno di stringere i tempi il più possibile, ma la bagarre tra Grillo e Giuseppi rischia di indebolire il Movimento e di lasciarlo senza una leadership ben definita: "Chi sarà l’interlocutore di Draghi? Grillo, Conte, Di Maio?", si domandano infatti dal Quirinale.

Gli schieramenti che si verrebbero a creare in caso di scissione, proprio all'interno del partito che detiene la maggioranza in Parlamento, rischiano inoltre di fornire una base non certo solida all'esecutivo guidato dall'ex presidente della Banca centrale europea e di far saltare gli impegni in calendario già presi quando Giuseppe Conte era ancora il leader in pectore del Movimento CinqueStelle.

Altro elemento in grado di non far dormire sonni tranquilli a Sergio Mattarella è il rischio che l'esecutivo perda la sua caratteristica "super partes", venendo inevitabilmente schiacciato dalle necessità dei partiti e, quel che peggio, addirittura da eventuali lotte intestine. "Il mandato esplorativo che avevo affidato a Roberto Fico è fallito, per questo conto di formare un governo di alto profilo, non politico", confidò il Capo dello Stato nei giorni in cui si stava preparando la strada per l'avvento del governo Draghi. Mattarella, quindi, spinse con forza per ottenere la formazione di un esecutivo "super partes" che andasse oltre le esigenze dei singoli partiti. Un castello che potrebbe comunque crollare a causa della crisi in casa grillina: il presidente della Repubblica, e lo stesso Mario Draghi, temono un eventuale sbilanciamento del governo.

I commenti

Occhi puntati, dunque, sul Movimento CinqueStelle. A commentare la situazione in cui si trovano ora i grillini è anche il leader della Lega Matteo Salvini, preoccupato per la tenuta dell'esecutivo guidato da Draghi. "Mi auguro non ci sia un rallentamento dell'attività del Governo, il rischio c'è e sarebbe un problema. I fondi europei vanno usati subito. Spero che Grillo e Conte facciano in fretta, poi se si fanno da parte tutti e due per me è un vantaggio", ha dichiarato il segretario del Carroccio a 24 Mattino, in onda su Radio24. Un discorso ripreso anche nel corso di un evento a Sorrento, quando Salvini ha commentato: "Spero che Grillo e Conte la smettano subito di litigare, alle beghe di partito succedono problemi per l'Italia. In questo momento c'è da tagliare le tasse, riformare la giustizia e tagliare la burocrazia". L'ex vicepremier ha inoltre affermato di non fare il tifo per nessuno dei due personaggi di spicco del Movimento.

"Il mondo politico italiano sta conoscendo una rivoluzione. Il Movimento Cinque Stelle che abbiamo visto finora non esiste più. Conte e Grillo se le stanno dando di santa ragione. Si inventeranno una fragile tregua e poi ripartiranno a litigare", è stata invece la fredda analisi di Matteo Renzi, che ha postato la propria opinione nella sua e-news. "Spero che chi fino a qualche settimana fa ci spiegava che i Cinque Stelle erano il futuro e che Conte era il riferimento del mondo progressista possa quantomeno smettere di fare certe affermazioni: non dico chiederci scusa e darci ragione, questo sarebbe impossibile - aggiunge -.

Mi accontenterei di vedere chi ha fatto la morale in questi mesi riconoscere, semplicemente, di avere sbagliato tattica e strategia. Lo slogan "o Conte o niente" ce lo ricordiamo? Io sono semplicemente molto orgoglioso del fatto che ci sia Draghi a Palazzo Chigi e non più Conte", ha aggiunto.

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