Guerra in Ucraina

Casini: "Le armi in Ucraina? Conte ha cambiato idea in 15 giorni"

L’ex presidente della Camera difende il presidente del Consiglio Draghi e boccia il leader pentastellato

Casini: "Le armi in Ucraina? Conte ha cambiato idea in 15 giorni"

Si spacca il centrosinistra. Pier Ferdinando Casini non ci sta e accusa di trasformismo il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Sotto accusa le posizioni del pentastellato rispetto al conflitto in Ucraina.

“Mi pare singolare – afferma il senatore in un’intervista rilasciata al quotidiano il Foglio - che si cambi idea dopo quindici giorni, sulla base dell'emotività”. Il riferimento è alla linea adottata dai grillini rispetto all’invio delle armi in Ucraina, essendo due settimane fa favorevoli alla fornitura di materiali e mezzi militari e ora invece contrari, tra l’altro senza farlo presente a nessuno. Ecco perché prende le difese dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, negli ultimi giorni finito sotto il mirino dei gialli: “Tutto quello che è stato fatto dal governo – ribadisce - ha ricevuto uno specifico mandato dal Parlamento e il documento votato è la copertura istituzionale di cui dispone il premier”.

Per l’ex presidente della Camera, quindi, l’iter seguito da Palazzo Chigi è del tutto trasparente. “Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini – sottolinea il senatore – ha portato l’elenco delle armi al Comitato parlamentare dei servizi”. Ecco perché secondo l’esperto politico non sarebbe stato commesso alcun errore procedurale.

Nonostante ciò, il M5s non sembra esserne convinto, tanto da preparare un documento in cui chiede lo stop all’escalation in Ucraina. Casini a tale atto, però, non ci sta e così non rinuncia a scagliare dardi verso quello che dovrebbe essere il principale alleato per il centrosinistra 2.0: “Penso Giuseppe Conte sia troppo intelligente per non capire che non si poteva risolvere il problema in venti giorni. Non siamo di fronte a una guerra in Ucraina, ma a una guerra all’Ucraina”.

Detto ciò, il senatore, tra l’altro membro della commissione Esteri di Palazzo Madama, da cui da qualche ora si è dimesso in seguito al caso Petrocelli, pur non escludendo un exit strategy, che ritiene necessaria, evidenzia come allo stato sia impossibile aprire tavoli diplomatici. “Putin nel frattempo – sottolinea Casini - avanza sul terreno”.

Per il democristiano, da sempre contrario a ogni genere di conflitto, l’Italia sta aiutando dall’esterno Kiev solo per un importante principio, che da cattolico condivide nel profondo, ovvero l’esclusivo rispetto della “democrazia”.

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