La guerriglia dei No Tav: scontri e bombe carta sotto il segno di Greta

Persi i 5s, i contestatori si richiamano alla ragazzina: "Alta velocità delitto climatico"

La guerriglia dei No Tav: scontri e bombe carta sotto il segno di Greta

Persi per strada i grillini, ora il popolo dei No Tav, ha un altro punto di riferimento per la sua lotta contro l'alta velocità Torino-Lione: la giovane attivista Greta Thunberg, nota per le sue battaglie ambientaliste. Una nuova icona a cui ispirarsi che non ha però moderato i toni della protesta che, venerdì sera, ha avuto momenti da guerriglia, con un centinaio di manifestanti, tutti con il volto coperto, che hanno lanciato razzi, bombe carta e pietre contro il cancello che si trova sul sentiero Gallo Romano, che da Giaglione porta al cantiere di Chiomonte. Le forze dell'ordine, improvvisamente trovate sotto un fitto lancio di oggetti, hanno risposto con i lacrimogeni per fermare l'attacco degli antagonisti e 25 di loro sono stati denunciati per avere oltrepassato la zona rossa.

Una nuova carta da giocare, quella del viso pulito di Greta Thunberg, indispensabile per tentare di rinverdire una marcia che si compie ormai da 14 anni, per ricordare l'anniversario degli scontri del 2005. Un corteo diventato storico, per i valsusini, che solo lo scorso anno si è svolto a Torino, in risposta alla piazza dei 40 mila delle madamine Si Tav, ma che per questa edizione rischiava di essere un po' moscio, visto che i cantieri sono chiusi ed il governo - di cui fa parte anche il M5s, che prima di entrare nelle stanze dei bottoni era convinto dell'inutilità del Tav - ha dato il via libera ad ultimare il progetto. E così, orfani della politica nazionale, i contestatori hanno trovato un'altra icona alla quale ispirarsi, che rafforza le loro battaglie ecologiste.

Con la scritta «La Torino-Lione è un delitto climatico» che sventolava su bandiere e striscioni, un migliaio di persone ha partecipato alla marcia No-Tav lungo la strada che da Susa porta a Venaus. Accanto ai sindaci e agli storici attivisti, anche i ragazzi di Fridays For Future, alcuni dei quali erano appena nati quando la battaglia contro il No Tav ha iniziato ad animare la Valle Susa. Certo il numero dei partecipanti - circa novemila - è ben lontano da quello di quattordici anni fa, quando una folla oceanica - allora si parlò di settantamila persone - invase i prati davanti a Venaus, sradicò le reti e costrinse alla ritirata i presidi delle forze dell'ordine. Il tema ecologista è stato però un buon motivo per mettere in marcia anche i più giovani, i contestatori del futuro e non è un caso se gli storici attivisti, per l'occasione, nelle loro dichiarazioni hanno puntato proprio sul nodo ambientale. «L'opera è un ecocidio che contribuisce a distruggere il pianeta - ha detto il leader storico dei No Tav Alberto Perino - Trent'anni di cantiere emetterebbero una quantità di Co2 che non si riuscirebbe a recuperare nemmeno in un secolo. La dimensione del cantiere del tunnel di base, la potenza dei treni e i consumi energetici per il raffreddamento e la ventilazione del tunnel tra Italia e Francia in fase di esercizio vanificherebbero ogni eventuale futuro risparmio di emissioni serra. Oggi nessuno può permettersi di peggiorare la situazione della Terra, che è già drammatica», ha concluso Perino ricalcando gli slogan dei gretini.

Il serpentone umano dei No Tav, ha stimolato anche qualche mal di pancia politico, per la presenza alla marcia dei sindaci dell'Unione dei Comuni

Bassa Valsusa, con fascia e gonfalone, nonostante il coordinamento del Pd della valle abbia chiesto «una nuova fase politica e amministrativa», alla luce «delle azioni condotte per cambiare radicalmente il progetto iniziale».

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