Politica

Ha due madri, annullato l'atto di nascita

Nato in Spagna da una coppia omosessuale, adesso per l'Italia è senza identità

Nascere, rinascere e «morire». In tre mesi di vita, da bebè, inconsapevole e incolpevole oggetto del contendere. Tra etica e burocrazia, tra realtà e leggi che l'Europa unita non riesce a omologare. Tra aspirazioni e velleità.

In mezzo, al centro di una battaglia che si disputa incrociando diritto e morale, un bimbo nato tre mesi fa. Si chiama Ruben, è famoso, suo malgrado ed è quasi già vecchio. Non ha un padre, all'anagrafe risulta figlio di due donne. È frutto di un paradosso sempre più allucinante in questo Terzo Millennio a forma di provetta: ha due mamme, ma non un papà. Per qualcuno esiste, per altri no. Da ieri esiste un po' meno. Il prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, ha disposto l'annullamento parziale della trascrizione del suo atto di nascita facendo cancellare il doppio cognome del bimbo e decidendo che il nome della madre non biologica sia inserito nella sezione in cui si indica il patronimico. Roba da legulei, quintessenza del burocratese trasferita in un ordinamento che non c'è. Ruben è nato la prima volta il 3 agosto in Spagna. Poi una seconda: il 30 settembre a Napoli, quando è diventato cittadino italiano. A dispetto delle nostre norme. Ma Luigi de Magistris, esuberante e trasgressivo sindaco di Napoli per l'occasione forzò la mano. Anzi la legge che non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso né le coppie di fatto. Così aveva deciso di iscrivere il piccino nei registri dell'anagrafe cittadina. Richiamando un concetto tanto semplice quanto naturale: «Il diritto all'esistenza in vita». Il bambino aveva potuto avere un documento di identità grazie al fatto che il sindaco lo aveva inserito all'anagrafe con doppio cognome delle madri e inserendo nella casella riservata al padre il nome di una delle due. Due «errori» che il prefetto gli aveva intimato una settimana fa di emendare Dopo sette anni, trascorsi da esule in Spagna (qui l'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, così come la fecondazione assistita è legale), Daniela e Marta il 6 ottobre erano tornate in Italia. Sposate dal 17 luglio 2015 il 3 agosto avevano avuto Ruben, frutto di un'inseminazione artificiale. «Non essendoci in Italia una legge che regola il nostro caso - spiegava Daniela a R.it - ovvero matrimonio e filiazione omosessuale, le autorità spagnole hanno registrato il bambino con doppio cognome: Ruben Conte Loi, come prevede la legge». Il primo cognome è quello della madre biologica e il secondo è quello della mamma non biologica, Marta, una dottoranda in Studi di genere di origini sarde.

Ma l'esistenza di fatto, non prevede diritti acquisiti. Tant'è che la coppia, attraverso il Consolato italiano, aveva richiesto la trascrizione della nascita in Italia, per richiedere il passaporto e per avere assistenza sanitaria in Spagna, dove vige lo ius sanguinis : il bambino prende la cittadinanza del genitore.

Ora Ruben rischia di essere un apolide.

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