Hamas e i turchi uniti contro la satira

Vignetta ostile del giornale degli integralisti palestinesi. In Anatolia spunta un cartellone filoterrorista

Hamas e i turchi uniti contro la satira

Ora l'Islam integralista, l'Islam dei Fratelli Musulmani spalleggiato da nazioni come il Qatar e la Turchia è pronto a gettare la maschera. Esaurita la commedia della finta solidarietà l'antico e consueto coro, lo stesso che in passato ha accompagnato le istigazioni all'odio e alla violenza sfociate nella strage di Charlie Hebdo , è pronto a rialzare i toni. Lo si percepisce con chiarezza in Turchia dove i terroristi di Parigi vengono esaltati come martiri e celebrati come eroi non solo da quella parte della popolazione legata all'Islam più radicale, ma persino da esponenti di rilievo dell'Akp, il partito di governo guidato dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Lo si percepisce anche a Gaza e in Cisgiordania dove Hamas, organizzazione nata da una costola dei Fratelli Musulmani, condanna apertamente l'utilizzo dell'immagine di Maometto nelle vignette pubblicate nell'edizione di Charlie Hebdo uscita dopo la strage. E a guidare il coro ci pensa dal Qatar la voce di Yusuf al-Qaradawi, il predicatore simbolo della Fratellanza Musulmana che da anni lancia le sue fatwe e le sue condanne dagli studi di Al Jazeera, la tv dell'emirato megafono del fondamentalismo. Secondo l'«Unione dei Studiosi Musulmani», l'organizzazione della Fratellanza Musulmana presieduta da Qaradawi, le nuove vignette sul Profeta avvalorano soltanto l'idea che l'Occidente è contro l'Islam. «Se siamo tutti d'accordo che (gli autori degli attacchi, ndr) sono solo una minoranza allora perché rispondere con azioni dirette non contro di loro, ma contro un Profeta venerato da un miliardo e mezzo di Musulmani?», chiedono in un comunicato Qaradawi e i suoi adepti.

I segnali più inquietanti della nuova chiamata all'odio arrivano però dalla Turchia. Un Paese teoricamente alleato dell'Occidente e parte dell'Alleanza Atlantica, considerato da molti leader europei, primo fra tutti il premier italiano Matteo Renzi, come un possibile candidato all'entrata nell'Unione Europea. Eppure a Tatyan, una città dell'est del Paese, campeggia da giorni un cartello che celebra gli assassini di Parigi. «Salute ai fratelli Kouachi che hanno vendicato il messaggero di Allah. Che Dio possa accettare il vostro martirio. Quando voi (occidentali, ndr) ci colpite è democrazia, quando noi ci vendichiamo è terrorismo» si legge su un enorme cartellone pubblicitario che le autorità si sono ben guardate dal rimuovere. Del resto anche il presidente Erdogan sembra guardarsi bene dall'esprimere una condanna chiara e netta per il massacro dei giornalisti. Lo scorso 12 gennaio il presidente turco scarica ogni responsabilità dell'attacco sulla Francia spiegando che i due attentatori sono nati lì e che la vera ragione della strage va ricercata nel clima di odio, razzismo e islamofobia respirato a Parigi e dintorni. «Dobbiamo stare molto attenti - avverte Erdogan - ai complotti dell'Occidente ai danni del mondo musulmano». Una teoria apertamente sottoscritta dal sindaco dell'Akp di Istanbul Melih Gokcek, che attribuisce tutte le colpe a Israele. «Il Mossad inscena questi incidenti per istigare all'islamofobia - spiega Gokcek -. A seguito di questi incidenti i musulmani sono stati attaccati in almeno 50 moschee. L'obbiettivo è prevenire il riconoscimento della Palestina e garantire la sottomissione dei palestinesi». Anche Hamas, organizzazione legata come l'Akp di Erdogan alla Fratellanza Musulmana, partecipa al coro di condanna per l'uscita del nuovo numero di Charlie Hebdo . Felestin , quotidiano ufficiale di Hamas, avverte sul suo numero pubblicato ieri che la libertà di espressione non permette d'insultare il Profeta. La testata fondamentalista pubblica una vignetta in cui una mano intima lo stop ad un'altra mano stretta intorno ad un pennello a forma di diavolo.

Sotto la prima mano appare la scritta «Tutto tranne il Profeta», mentre sotto quella con il pennello si legge «Libertà di espressione». E subito dopo il dirigente di Hamas Izzat Risheq aggiunge che le nuove vignette di Charlie Hebdo «gettano benzina sul fuoco».

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