Politica

"Ho provato fino alla fine a fermare Putin"

Mario Draghi rivela i retroscena dei suoi rapporti con Vladimir Putin ma anche le prossime mosse dell'Italia per uscire dalla dipendenza energetica russa

Draghi: "Ho provato fino alla fine a fermare Putin"

Intervistato dal Corriere della sera, il premier Mario Draghi ha fatto il punto sulla situazione della guerra in Ucraina in un momento in cui non sembrano esserci segnali di de-escalation da parte della Russia. A febbraio tuttii grandi leader europei hanno provato a dissuadere Putin dalla guerra ma sappiamo come è andata a finire. Anche Mario Draghi ha fatto la sua parte: "Ho sperato fino all’ultimo che non lo facesse. Ci siamo telefonati con il presidente Putin prima dell’inizio della guerra: ci siamo lasciati con l’intesa che ci saremmo risentiti. Alcune settimane dopo però Putin ha lanciato l’offensiva. Ho provato fino alla fine a parlargli".

Fonti di intelligence dicono che questo conflitto potrebbe durare per tutto l'anno, quindi non terminare il 9 maggio come pare avrebbe voluto Putin. Questo complicherebbe ulteriormente la situazione nel nostro Paese e negli altri dell'Unione europea che hanno una stretta dipendenza energetica dalla Russia. L'Europa intera finora si è dimostrata compatta nell'applicare le sanzioni alla Russia, solo con qualche strappo in avanti da parte dei Paesi che possono permettersi i staccare completamente la spina dal gas i Putin, come quelli Baltici.

"La proposta italiana di un tetto al prezzo del gas russo sta guadagnando consensi e sarà discussa al prossimo Consiglio europeo sulla base di un documento generale preparato dalla Commissione. L’Europa compra più di metà del gas esportato dalla Russia. Il potere di mercato che l’Unione Europea ha nei confronti di Mosca è un’arma da usare", ha spiegato Mario Draghi, che in questo modo punta a ridurre gli investimenti in Russia, che si traducono inevitabilmente in finanziamenti per la guerra. Le sanzioni contro la Russia, anche se in maniera non così evidente per gli effetti sulla guerra, stanno dando i loro frutti. Il presidente del Consiglio ne è sicuro e parla di una Russia quasi in bancarotta ormai. Tuttavia, è inevitabile che abbiano ripercussioni anche sui Paesi che le impongono, come l'Italia.

Ma il premier Draghi sembra credere molto nella soluzione proposta all'Europa: "Imporre un tetto al prezzo del gas russo, come proposto dall’Italia, è un modo per rafforzare le sanzioni e al tempo stesso minimizzare i costi per noi che le imponiamo. Non vogliamo più dipendere dal gas russo, perché la dipendenza economica non deve diventare sudditanza politica". La dipendenza dal gas russo è uno ei grandi problemi che l'Italia si è trovata a risolvere da quando è scoppiata la guerra, sul quale la diplomazia e il governo stanno lavorando al fine di trovare soluzioni alternative, come l'importazione dall'Algeria con la quale l'Eni nei giorni scorsi ha stretto nuovi accordi per una fornitura di 9 miliardi di metri cubi.

"La diversificazione è possibile e attuabile in tempi relativamente brevi, più brevi di quanto immaginassimo solo un mese fa", ha spiegato Draghi al Corsera. È probabile che vengano prese misure di contenimento per il consumo nei prossimi mesi invernali ma il premier è convinto saranno contenute: "Stiamo parlando di una riduzione di 1-2 gradi delle temperature del riscaldamento e di variazioni analoghe per i condizionatori".

Nell'intervista di Mario Draghi c'è posto anche per parlare del governo che capitana, che al suo punto di vista è abbastanza motivato per superare anche le spaccature interne, come quelle sulla legge fiscale e la riforma della giustizia, che si voteranno nelle prossime settimane. "Quello che abbiamo realizzato insieme è moltissimo. Penso sia meglio concentrare l’analisi politica su ciò che è stato fatto e ciò che occorrerà fare. Il mio messaggio ai partiti è questo: non sentitevi in una gabbia, progettate il futuro con ottimismo e fiducia non con antagonismo e avversità", ha spiegato ancora Draghi. Il premier, poi, ha parlato del suo futuro e delle voci di un supo possibile addio: "Non sono stanco e non ho alcuna intenzione del genere. Ho però l’intenzione di governare, affrontare le emergenze secondo il mandato che il presidente della Repubblica mi ha dato lo scorso febbraio. Questo è decisivo".

Sulla possibilità di candidarsi nel 2023, il premier sembra essere risoluto: "È estraneo alla mia formazione e alla mia esperienza. Ho molto rispetto per chi si impegna in politica e spero che molti giovani scelgano di farlo alle prossime elezioni, alle quali intendo tuttavia partecipare come ho sempre fatto: da semplice elettore". Ma di tutto quello che ha vissuto da quando è a Palazzo Chigi, non è la guerra l'aspetto che l'ha maggiormente impegnato: "La situazione alla fine di febbraio dello scorso anno era davvero preoccupante. Mi sosteneva la consapevolezza che se non fosse stato così non ci sarebbe stato di un governo di unità nazionale, guidato da un primo ministro esterno alla politica.

Ma questo posto è per una persona scelta dagli italiani".

Commenti