Roma «Quando sono entrato in salone mi sono trovato davanti tre uomini, uno aveva una spranga nelle mani. Il mio primo pensiero? Per la mia ragazza al piano di sopra. E ho sparato». Monterotondo: dopo l'incursione nella villetta Andrea Pulone, 29 anni, racconta a il Giornale cosa è accaduto in quei drammatici momenti. «Eravamo al piano di superiore, io in bagno sotto la doccia, la mia fidanzata con me. Si è chiusa a chiave in camera e io sono sceso di corsa». Andrea, studente universitario con la passione per il tiro sportivo, pensa solo ad afferrare la pistola chiusa in cassaforte. I rumori della grata di ferro smurata a colpi di piccone sono sempre più vicini mano a mano che il giovane scende le scale. Sono le 19 di venerdì. I ladri credono che nell'abitazione non ci sia nessuno. Qualcuno li avrebbe avvisati che il padrone di casa, il papà Luigi, astrofisico professore universitario, è in vacanza in Portogallo con la moglie. Non sanno che Andrea non è partito. Il 29enne apre il caveau a parete e prende la sua Glock modello 21 calibro 45 millimetri. «Un'arma potentissima a breve distanza» chiosano i carabinieri mentre la sequestrano per le perizie balistiche. «La porta del salone era sbarrata - continua a raccontare Andrea Pulone -, spingevo ma non riuscivo ad aprirla. Poi, all'improvviso, ha ceduto e mi sono ritrovato nella stanza completamente al buio. C'erano tre persone, due su un lato. Non ci ho pensato un istante e ho sparato a terra per farli fuggire». Andrea ha sangue freddo e non vuole colpire nessuno. Due proiettili di rimbalzo si conficcano sulla libreria laterale, uno oltrepassa la sala e finisce in giardino, fra le assi di legno della casetta per gli attrezzi. Un quarto proiettile colpisce Enrico Petrj, un ragazzo di origini albanesi di 16 anni che vive assieme ai genitori nella borgata San Basilio. Per la conferma bisogna attendere i risultati sulle tracce di sangue trovate sul posto con quelle del 16enne ferito all'inguine, abbandonato dai complici al pronto soccorso del policlinico Gemelli.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri la banda era formata dai tre ladri entrati nella villetta di via San Matteo più un quarto uomo, l'autista del mezzo, una station-wagon o un furgone, con cui sono fuggiti. Dopo l'irruzione con sparatoria Enrico perde molto sangue e i complici lo portano in ospedale. Troppo pericoloso lasciarlo nella struttura sanitaria a pochi passi dal centro della cittadina. Poi è meglio cambiare auto: lo trasbordano su una berlina presa a noleggio con documenti falsi. Le telecamere del Gemelli registrano la targa. I carabinieri, poi, acquisiscono dai negozi della zona le immagini di altre telecamere di sorveglianza. Due le persone finora identificate. Petrj, operato per l'estrazione del proiettile e piantonato nel reparto di Terapia intensiva, non parla. Pulone, sotto choc, racconta ancora di quei momenti terribili. «Non credevo di aver colpito qualcuno, le cose sono andate come le avete raccontate. Non immaginavo di trovarmi in una situazione del genere, come quelle che si vedono al telegiornale. Se quella persona non fosse entrata in casa mia non sarebbe successo nulla. Parlo come Salvini? Forse. Ora sono senza pistola e ho paura di ritorsioni». Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ha aperto un fascicolo per furto in abitazione.
«La normativa sulla legittima difesa non è entrata in vigore - spiega - e la decisione di iscrivere o meno sul registro degli indagati qualcuno non sarà influenzata da questa». Intanto per tutelare il giovane è stata disposta una sorveglianza h 24.
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