Hollande diffida l'Italia «Non processate Erri» E loro con Dieudonné?

Fare i liberali con diritti degli altri è una pratica che a Parigi, massimamente fra gli spiriti della gauche-caviar va di gran moda. Ricordate Carla Bruni in Sarkozy quando si coccolava l'assassino Cesare Battisti e Silvia Baraldini, stracciandosi le vesti per la sorte ingiusta della br Marina Petrella e Oreste Scalzone? E le contristate rampogne di suo marito Sarkozy, che non perde occasione per ricordare all'Italia che «deve voltare pagina sulla questione dell'estradizione di Cesare Battisti»?

Si chiama ipocrisia. Tartufismo. Sarkozy era specialista. Ma Francois Hollande rischia di surclassarlo. Anche lui s'impanca a maestro di libertà puntando il dito sull'Italia. La pietra dello scandalo è Erri De Luca, lo scrittore chiamato a rispondere di istigazione a delinquere per le sue parole sulla necessità di sabotare la Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. «Non voglio intervenire in vicende giudiziarie - ha detto - ma ciò che posso fare, a nome della Francia, è sostenere sempre la libertà d'espressione e di creazione, e questo vale anche per gli autori, che non vanno perseguiti per i loro testi». A giudicare dalle agenzie, pare che dal pubblico non sia salita una sola pernacchia. E che nessuno, per una malintesa forma di cortesia abbia sentito la necessità di seppellir lo sotto una risata.

O non era lui, Hollande, che per il solo fatto di essere stato sputtanato sul settimanale Closer mentre faceva visita alla sua ganza, l'attrice Julie Gayet, minacciò querele per la sua privacy violata? E che dire del silenzio di monsieur le president sull'arresto (temporaneo) del comico Dieudonné

accusato di antisemitismo e sanzionato per un reato d'opinione dopo che per una settimana - dopo l'attacco a Charlie Hebdo - la libertà d'espressione senza limiti e senza censure era stata celebrata con trombe e tamburi?

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