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Hollande umiliato da Piketty "Macché premi, serve crescita"

L'economista rifiuta la Legione d'onore, massima onorificenza: "Non è ruolo del governo decidere chi merita. Si occupi d'altro"

Hollande umiliato da Piketty "Macché premi, serve crescita"

«Apprendo di essere stato proposto per la Legione d'Onore. Rifiuto questo riconoscimento perché non credo sia il ruolo del governo quello di decidere chi è onorevole». Firmato Thomas Piketty, l'economista francese che ha venduto oltre un milione e mezzo di copie nel mondo con il suo Capitale nel XII Secolo. L'uomo che un tempo sussurrava ai socialisti era tra i 42 firmatari della lettera aperta in sostegno di François Hollande presidente, nella campagna elettorale del 2012. Insomma, un boccone ghiotto per un presidente al di sotto del 20% di gradimento che da settimane cerca di riqualificarsi come uomo della sinistra socialdemocratica.

Ma i rimandi per una revisione del sistema fiscale in Francia – chiesta a più riprese da Piketty – e le virate verso un regime liberale attuate dai rimpasti di governo hanno via via ascritto l'economista ai più critici della presidenza Hollande. Per questa ragione, nonostante l'accoglienza entusiastica negli Stati Uniti – dove alcuni consiglieri di Obama hanno spiegato di aver letto il libro – in Francia l'opera di Piketty non ha mai avuto elogi da parte del governo socialista; malgrado le sue 970 pagine siano in cima alle classifiche. Dunque il tentativo di «premiarlo» pubblicamente con il titolo di chevalier – senza accoglierne le tesi – è stato rispedito al mittente.

Piketty insiste da sempre su una tassazione progressiva. In Francia si era arrivati a parlare di tre o quattro aliquote, con Hollande, ma le diverse linee del Ps in materia economica non hanno prodotto nessuna riforma fiscale. Gli ex ministri di Hollande, più affini alle tesi dell'economista, come Montebourg, hanno lasciato il governo, e il premierato di Valls ha segnato il punto di non ritorno tra l'economista e L'Eliseo.

Piketty all'Eliseo preferisce ormai Libération . Suo l'editoriale dell'ultimo dell'anno, a difesa della sinistra al governo. Non quella francese guidata da Hollande. Ma quella greca di Syriza, che punta a guidare il Paese in caso di vittoria alle elezioni di gennaio. Lo slogan della campagna elettorale per una maggiore tassazione dei ricchi è stato accantonato dall'Eliseo dopo l'arrivo del neo-ministro Emmanuel Macron, ex banchiere; ieri costretto a dire che si vedrà con Piketty entro tre mesi. Così l'uomo che sussurrava ai socialisti francesi, un tempo vicino al Ps, quasi un ghost-writer involontario ai tempi di Martine Aubry, è diventato l'emblema del distacco tra la gauche e l'Eliseo. Poteva essere l'uomo jolly per riavvicinare quella parte di sinistra dopo l'ultimo rimpasto di governo e l'uscita dei ministri rappresentativi dell'ala gauche. Indicato dal Financial Times (che tuttavia non ne sposa le tesi) come scrittore del 2014, è rimasto a Parigi a dirigere L'Ecole d'économie da lui fondata. È tra i primi dieci personaggi più influenti del 2014 secondo l'agenzia France Press e e ha trionfato anche come «uomo dell'anno » agli Iair Awards.

La carta di Hollande, sceglierlo per questa onorificenza - conferita dal presidente della Repubblica per meriti straordinari nella vita militare e civile e per cui convenzionalmente i membri dell'ordine vengono indicati dal governo – è finita con un gran rifiuto.

Il secondo dopo quello dell'Abbé Pierre nel '92.

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