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I bambini allontanati dalla famiglia nel bosco. "Daremo battaglia". Ma c'è la relazione choc

Figli e madre in comunità. L'ipotesi del ritorno in Australia. I servizi sociali: "Bimbi senza rapporti"

I bambini allontanati dalla famiglia nel bosco. "Daremo battaglia". Ma c'è la relazione choc
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Quel vecchio casolare per loro era un castello e quel mulo sgangherato, legato alla staccionata, nei loro giochi diventava uno splendido cavallo alato.

Forse l'infanzia di Galorian, Bluebell e Utopia Rose, di 6 e 8 anni, è finita l'altro giorno alla 15, quando, davanti a casa, a Palmoli in provincia di Chieti, si sono presentate cinque pattuglie dei carabinieri e li hanno portati via. In letti certamente più comodi (quelli della comunità per i minori) in camerette certamente più calde ma lontani dal loro piccolo mondo e dal loro papà Nathan.

Mamma Catherine per ora li ha seguiti, per non rendere il distacco troppo traumatico. Ma la favola della famiglia felice che viveva nel bosco sembra finita. Non perché c'è un orco cattivo ma perché vivere "lontano da tutto" ha il suo prezzo da pagare. Soprattutto quando ci sono in ballo dei bambini ma la casa in cui abitano non ha il bagno. E soprattutto quando l'istruzione viene impartita così e così e la socialità è praticamente nulla. Vero che, negli anni della pandemia, molti figli unici hanno vissuto ancora più isolati dei tre fratellini del bosco, ma privare i bambini delle relazioni sociali è stata la discriminante che ha fatto scattare la decisione del Tribunale dei Minori. Che ha levato la genitorialità a Nathan e Catherine Trevallion, anglo australiani.

"Il nucleo familiare - si legge nella relazione dei servizi sociali del Comune di Monteodorisio - vive in una condizione di disagio abitativo in quanto non è stata dichiarata l'abitabilità dello stabile". (in realtà, si scopre in un secondo momento che l'abitabilità c'è). "I membri della famiglia Trevallion non hanno interazioni sociali, non hanno entrate fisse, nella dimora non sono presenti i servizi igienici e che i bambini non frequentano la scuola".

Il legale della famiglia, Giovanni Angelucci, impugnerà l'ordinanza del Tribunale dell'Aquila entro dieci giorni: "I giudici - spiega - nel provvedimento delineano e descrivono un quadro inquietante, che è il contrario della realtà dei fatti. Non sono state prese in considerazione le relazioni che abbiamo prodotto. Si sono attenuti sostanzialmente ad un rapporto dei carabinieri dell'anno scorso quando la famiglia rimase intossicata dai funghi. Da lì è partita tutta la vicenda. Abbiamo prodotto tanti documenti che non sono stati considerati. Non vivono in un rudere come viene definito nell'ordinanza, dato che abbiamo un certificato di abitabilità rilasciato da un tecnico, un ingegnere".

Il confronto per decidere le sorti della famiglia ruoterà attorno ai diritti (alla salute e all'istruzione) dei tre bambini. Ma se le cose non si dovessero risolvere, papà Nathan anticipa già l'epilogo: "Prendiamo i passaporti, mia moglie con i bambini tornano in Australia e io resto qui a badare agli animali. Speriamo di no, perché a noi piace la nostra casa qui". Il sindaco Giuseppe Masciulli: "Modalità drastiche per allontanare i bimbi". In paese (in tutta Italia e sui social) il caso ha suscitato parecchio clamore.

Tutti a sperare in una mediazione, perché i tre fratellini possano vivere assieme ai loro genitori. Magari con una forma di home schooling più controllata, un pediatra che li visiti e qualche amico in più. Solo così i Trevallion potranno avere il loro lieto fine.

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