I clienti delle banche italiane sono i più tartassati d'Europa

Allarme Cgia: l'incidenza delle commissioni nette sui ricavi è al 36,5%. In 7 anni incremento di 20 punti

I clienti delle banche italiane sono i più tartassati d'Europa

Bonifici, prelievi, bancomat, servizio di domiciliazione bancaria, carta di credito, richiesta dell'estratto conto, operazioni allo sportello, scoperto. Ma quanto costa un conto corrente? Al cittadino italiano troppo soprattutto al confronto con il resto d'Europa. Per chi avesse dubbi ora l'ufficio studi della Cgia di Mestre conferma che «nel 2015 l'incidenza percentuale delle commissioni nette sui ricavi delle banche italiane pari al 36,5 per cento è stata la più elevata d'Europa». Nella Ue la Francia è al 32,9; l'Austria al 27,5; la Germania al 26,2 e i Paesi Bassi al 17 per cento. E i ricavi netti delle commissioni bancarie hanno sfiorato i 30 miliardi di euro, 5 miliardi in più rispetto al 2008.

Che gli italiani anche in fatto di banche siano i più tartassati dell'eurozona non è una novità ma dopo anni di indagini e richiami da parte dell'Antitrust e pure della Commissione Europa un miglioramento a favore dei cittadini sarebbe stato auspicabile. E invece no, niente sconti. Anzi nuovi rincari perché a pagare la crisi delle banche sono stati e restano i cittadini. E non soltanto per neutralizzare il pagamento dell'ennesimo salvabanche ma anche per bilanciare la perdita di profitto che ha colpito il sistema dei prestiti. Dal 2008, ovvero dall'inizio della crisi, allo scorso anno i ricavi netti dai prestiti hanno segnato un meno 25,3 per cento pari a 13 miliardi. Invece l'incasso delle commissioni nette è aumentato di 4,9 miliardi, segnando un ottimo (per le banche) più 20 per cento. Un vero e proprio boom poi per i ricavi netti derivanti da attività assicurative o di negoziazione di titoli, valute e strumenti di capitale: più 556,5 per cento, ovvero 11 miliardi.

Dunque il sistema bancario si presenta all'aspirante correntista come una selva oscura costellata di trappole nelle quali è assai difficile districarsi. Eppure già nel 2007 l'Antitrust aveva messo sul banco degli imputati gli istituti di credito italiani per lo stesso motivo: costi troppo alti rispetto alle altre banche europee e spese che allora raggiungevano i 182 euro l'anno. Si registrava «un'enorme variabilità potenziale di prezzi da banca a banca» per lo stesso conto. E poi ancora nel 2013 il Garante della concorrenza segnalava che era ancora troppo «bassa la mobilità tra una banca e l'altra e anche l'applicazione di condizioni più favorevoli all'interno dello stesso istituto». Da allora non c'è stata un'inversione di tendenza. Le banche per riequilibrare le perdite hanno continuato ad aumentare i costi per gli utenti. Lo spiega in modo chiaro il coordinatore dello studio della Cgia, Paolo Zabeo. «Con la crisi economica sono cresciute le sofferenze in capo alla clientela e la contrazione dei tassi di interesse ha ridotto ai minimi termini i margini di redditività delle nostre banche - spiega Zabeo - Queste ultime, appesantite da costi fissi ancora troppo elevati hanno ritenuto più conveniente ridurre gli impieghi, e quindi i rischi, e aumentare i ricavi dalle commissioni sui conti correnti, sui servizi bancomat, carte di credito, i servizi di incasso, pagamento e dalle attività extra creditizie, come la vendita di titoli, valute e strumenti di capitale». Anche i costi strutturali del nostro sistema bancario rimangono i più elevati d'Europa.

L'incidenza delle spese operative (costo personale, tasse, gestione degli immobili, funzionamento) riferite al 2015 (pari a 52,4 miliardi di euro), sul totale delle attività (2.723 miliardi di euro) è pari all'1,93 per cento.

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