Coronavirus

I contagi in flessione con grande lentezza. Positività sotto il 10% ma ancora 634 morti

Ieri 14.842 casi con 149.232 tamponi fatti. Scendono ricoverati e terapie intensive. Allarma solo il Veneto con 3.145 infetti. Rezza avverte: "Appena allentiamo si risale"

I contagi in flessione con grande lentezza. Positività sotto il 10% ma ancora 634 morti

Tornano a crescere i contagi, ma alla fine quella di ieri va catalogata come una giornata positiva sul fronte del Covid. Se i casi infatti passano dai 13.720 di lunedì ai 14.842 di ieri, i tamponi effettuati crescono in proporzione maggiore (da 111.217 a 149.232) e così l'indice di positività scende sotto quota 10 per cento (9,95), facendo segnare il vaolre più basso degli ultimi 47 giorni. Era il 22 ottobre quando la percentuale di tamponi positivi rispetto a quelli messi a referto si collocava al 9,43 per cento. Poi sempre in doppia cifra salvo il 2 dicembre, quando fu del 9,99.

Timidi segnali di miglioramento, che vengono confermati anche dai numeri che riguardano la situazione negli ospedali italiani. Dei 737.525 italiani attualmente positivi, 704.099 sono in isolamento domiciliare e 33.426 sono ricoverati (-480 rispetto al giorno prima). Di essi 30.081 sono in reparti ordinari (-443) e 3.345 in terapia intensiva (-37). Questo è forse il dato più tranquillizzante: i pazienti più gravi diminuiscono per il tredicesimo giorno consecutivo. Erano 3.848 il 25 novembre, quando sembrava inevitabile superare il record di 4.068 del 3 aprile, oggi sono 503 in meno.

Continua a destare preoccupazione il dato dei morti, che ieri è tornato a salire passando dai 528 di lunedì ai 634 di ieri. Vero è che come ricordiamo spesso l'effetto sui decessi delle misure di contenimento si manifestano con maggiore lentezza perché le morti sono di solito il termine fatale di una vicenda sanitaria che può durare settimane se non mesi. Comunque i decessi stanno lentamente calando: nell'ultima settimana se ne sono contati 4.879 contro i 5.055 dei sette giorni precedenti. Il maggior numero di morti in Lombardia (128) davanti al Veneto (113).

Veneto che è anche per il quarto giorno consecutivo la regione italiana con il maggior numero di contagi assoluti, 3.145, davanti alla Lombardia (1.656), all'Emilia-Romagna con 1.624) e al Lazio (1.501). Naturalmente questi numeri non hanno senso se non in rapporto ai tamponi fatti: ebbene il Veneto è nettamente in testa per l'indice di positività con un dato (20,17) che non soltanto è nettamente più alto rispetto alla seconda in classifica (la Sicilia con l'11,52) ma è più del doppio rispetto al dato nazionale. La Lombardia, altra regione da mesi sotto stretta osservazione, è invece in linea con il dato nazionale (10,17). Le regioni meno sotto pressione sono al momento il Molise (6,18), la Toscana (5,28) e l'Umbria (3,37).

Ieri Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, ha fatto nel corso di una conferenza stampa il punto sull'analisi dei contagi. «Dagli ultimi dati emerge una tendenza ad una lieve diminuzione ma non particolarmente veloce e non accentuata», ha detto Rezza, che spinge per un atteggiamento molto prudente sia da parte delle autoritàù sia da parte dei cittadini: «Dobbiamo continuare con le misure prese e implementarle: appena le allentiamo, la curva dei nuovi casi risale». Rezza ha invitato a «un corretto ricambio d'aria all'interno degli ambienti chiusi» che «riduce di molto le probabilità di trasmissione del virus» (anche se il Generale Inverno non aiuta, francamente) e ha chiuso parlando di vaccini. «L'Ema - ha detto Rezza - sta vagliando con grande attenzione tutta la documentazione e probabilmente l'ok arriverà entro la fine dell'anno».

Il dirigente del ministero definisce quello di ieri un «momento storico» per la lotta al Covid con il via alla vaccinazione in Inghilterra, inizio simbolico di quella che sarà «la più grande campagna vaccinale contemporanea».

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