I danni alla città: 150 cantieri fermi e milioni in fumo. Ma le toghe insistono

L'indagine si sgretola, però la procura va avanti con i sequestri: l'ultimo mercoledì

I danni alla città: 150 cantieri fermi e milioni in fumo. Ma le toghe insistono
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Difficile che sia stata una coincidenza. Mercoledì scorso, lo stesso giorno in cui in Cassazione era fissata l'udienza decisiva per l'inchiesta sull'Urbanistica, la Procura della Repubblica di Milano ha disposto il sequestro di un altro cantiere, un'altra opera edilizia accusata di avere preso il via in violazione delle leggi e producendo un "rilevantissimo impatto sull'assetto edilizio del territorio": otto piani destinati a sorgere vicino al carcere di San Vittore al posto di una officina di due piani.

Mettendo a segno l'ennesimo sequestro, la Procura è sembrata mandare un messaggio chiaro: noi andiamo avanti per la nostra strada, accada quel che accada.

Poi, ieri, arriva la doccia fredda, con l'ordinanza della Cassazione che azzera definitivamente i sette arresti che il 31 luglio avevano segnato il brusco innalzamento dello scontro: con quegli arresti, per i pm guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano il reato da combattere non era più una serie di singoli abusi edilizi, ma un Sistema stabile, governato da una Cupola, che a Milano avrebbe portato a violare la "democrazia urbanistica". Nella ricostruzione dei pm, i nomi chiave sono quelli citati nelle centinaia di chat depositate agli atti: Manfredi Catella, l'amministratore delegato del colosso Coima, l'assessore Giancarlo Tancredi, il sindaco Beppe Sala, l'archistar Stefano Boeri: gli ultimi due non colpiti da richiesta di arresto, indagati a piede libero, ma ripetutamente citati nei faldoni dei pm.

Il teorema della Cupola viene smontato prima dal Riesame e ora dalla Cassazione: e ieri ha buon gioco Catella nel fare due conti, e scrivere che "dal 16 luglio, data di notifica delle accuse, al 12 novembre, data di udienza della Corte Suprema, in 120 giorni undici giudici hanno radicato progressivamente fino al livello massimo della magistratura la nostra estraneità a quanto contestatoci". Appare difficile che la Procura possa insistere su questo tema, sulle accuse di corruzione organica della giunta milanese, anche se nei giorni scorsi, a Palazzo di giustizia, presagendo la stangata in arrivo, si diceva "i conti si faranno alla fine, le indagini sul Sistema Milano sono ancora in corso". Dove di certo la Procura non si intende fermare è nelle inchieste e nei sequestri dei cantieri considerati abusivi, forti anche delle conferme ricevute da alcune sentenze: che però stanno sollevando la rabbia delle centinaia di famiglie che hanno investito i loro risparmi per comprare appartamenti che ora rischiano di non venire mai realizzati, o di subire ritardi di anni. Finora i sequestri avevano colpito quasi soltanto le aree dove i lavori non erano ancora iniziati, in via Papiniano invece la Procura manda i vigili a bloccare le gru già arrivate al primo piano. Alle proteste del "Comitato famiglie sospese", il sindaco Beppe Sala in questi mesi ha aggiunto le sue preoccupazioni per la paralisi degli uffici comunali, dove le inchieste stanno generando un "panico da firma", e per i danni che l'incertezza sta creando nell'economia milanese.

Il Comune, con l'allora assessore Giancarlo Tancredi, mediante una stima rispetto all'anno precedente, nel 2024 aveva valutato in 100 milioni di euro gli oneri persi per le inchieste sull'urbanistica, che hanno bloccato circa 150 grandi progetti già avviati (alcuni già conclusi).

Alle preoccupazioni del sindaco si sono uniti costruttori e

professionisti, a volte con toni che alla Procura non sono andati giù, come quando i pm sono stati accusati di usare il codice "come un manganello". Anche questo, alla fine, sta spingendo i pm ad andare avanti. Cassazione o no.

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