Dal dopoguerra in avanti la politica estera è stata uno dei temi principali delle campagne elettorali italiane. Già dalle elezioni del 48, la Democrazia Cristiana sottolineava il pericolo di votare per il Partito Comunista per i suoi legami con l'Unione Sovietica («nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no»). Un argomento che ha tenuto banco fino alla caduta del muro di Berlino contrapponendo le forze politiche garanti del collocamento occidentale e atlantista dell'Italia a chi invece non solo intratteneva rapporti con l'Urss ma riceveva finanziamenti. Anche in questa campagna elettorale la politica estera, complice il conflitto in Ucraina, è entrata a pieno titolo nel dibattito, non tanto per parlare di proposte e idee utili al ruolo internazionale dell'Italia, quanto per avanzare critiche ai propri avversari. Una tendenza iniziata, ca va sans dire, dalla sinistra che si è fatta promotrice di una serie di virulenti attacchi nei confronti del centrodestra (peraltro senza risparmiare nessuno dei partiti, da Forza Italia alla Lega passando per Fratelli d'Italia) colpevole di essere filo russo, putinista, nemico dell'Europa.
A ciò si aggiunge il mantra del centrodestra isolato in Europa e a livello internazionale nato da un equivoco di fondo: per la sinistra italiana essere attaccati da giornali e leader internazionali progressisti equivale a non avere relazioni e rapporti europei e occidentali.
La realtà è ben diversa e, a giudicare dai partiti che compongono le coalizioni, chi può garantire una maggiore affidabilità internazionale dell'Italia è proprio la destra, non solo a parole ma anche a fatti a partire dai voti parlamentari e dal posizionamento atlantista avuto durante gli ultimi governi di centrodestra.
Al contrario, il Pd si è alleato con Sinistra italiana e Fratoianni che, proprio pochi giorni fa, ha votato contro l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. Come si concilia questa posizione con la tanto sbandierata agenda Draghi è un mistero ma lo stesso si può dire sui temi economici, energetici e sociali della sinistra radicale del no a tutto.
Non vanno meglio le cose in casa Movimento Cinque Stelle la cui linea in politica estera garantisce tutt'altro che affidabilità, non a caso fu Giuseppe Conte a firmare il memorandum d'intesa sulla via della seta con la Cina durante il suo governo. Il pericolo di uno sbandamento filo-cinese dell'Italia sembra per il momento scongiurato ma non sono ancora ben chiari i rapporti tra molti esponenti di spicco della sinistra e il governo di Xi Jinping.
Invece di puntare il dito contro i propri avversari, bisognerebbe parlare di temi concreti e su questo dovrebbe concentrarsi il centrodestra realizzando un programma basato sul
perseguimento dell'interesse nazionale e su tre aree d'azione prioritarie: Mediterraneo, Balcani e Nord Africa. Un programma da portare avanti avendo ben chiaro il nostro collocamento internazionale: in Europa e Occidente.
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