Il viceministro all'Economia Enrico Morando annuncia una nuova fase. Dopo gli 80 euro, la Sia (sostegno per l'inclusione attiva) e la quattordicesima ai pensionati, è tempo di una decontribuzione per i giovani. Poco importa che le altre misure non abbiano brillato per efficacia. In un'intervista all'Adnkronos Morando ha confermato l'intenzione del governo di tagliare i contributi per i nuovi assunti per i primi due anni di lavoro e poi un taglio strutturale per quelli successivi, che sarà più contenuto.
Le misure adottate fino ad oggi secondo l'esponente Pd hanno «migliorato le condizioni delle fasce più deboli ad eccezioni dei giovani». Quindi «è giunto il momento di intervenire massicciamente e univocamente per migliorare l'occupazione dei giovani». Non il reddito di cittadinanza («assegno per tenerli a non fare niente») semmai una operazione da «alcuni miliardi» che «agevoli l'ingresso nel mondo del lavoro. La mia idea è che per ogni giovane che viene assunto occorre prevedere per i primi due anni una fiscalizzazione degli oneri contributivi dell'ordine del 50%. Passati i due anni in capo a quel giovane deve rimanere una riduzione strutturale dei contributi di 4 punti percentuali da dividere al 50% tra impresa e lavoratore».
La notizia è quindi un ridimensionamento della decontribuzione strutturale della quale si è parlato più volte in questi mesi. Il beneficio per imprese e lavoratori è di appena due punti percentuali. Non è ancora il taglio del cuneo contributivo che le aziende si aspettano, insomma.
La prossima manovra, ha assicurato Morando, sarà light. Ma poi ha confermato l'obiettivo sulle privatizzazioni concordato con Bruxelles: 5 miliardi all'anno. «La prospettiva - spiega - resta quella di realizzare operazioni ulteriori di dismissioni sia per ridurre il debito pubblico che per rafforzare l'assetto delle società interessate. Qualcosa si farà certamente quest'anno lavorando nel contesto del Def, che indica l'obiettivo di ridurre il debito di un punto di Pil nel triennio con interventi di dismissioni tra 0,3% e 0,5% di Pil l'anno». Le società interessate sono Poste e Ferrovie. Se l'obiettivo non sarà centrato, non sarà sicuramente una legge di Bilancio soft quella del 2018, visto che la riduzione del debito è un obbligo per l'Italia.
Per il resto, nel bilancio del prossimo anno ci sarà il rifinanziamento delle «misure già adottate con le scorse manovre e che stanno funzionando». Si tratta del superammortamento del 140% per le imprese che investono in macchinari, il credito d'imposta a favore degli investimenti per la ricerca. Poi un impegno generico ad agevolare fiscalmente la contrattazione di secondo livello.
Facile che alcune proposte perdano quota nei prossimi mesi. Il conto da saldare della prossima legge di Bilancio è già oggi molto salato.
Nonostante le concessioni di Bruxelles, ci sono come minimo 14 miliardi di clausole di salvaguardia da neutralizzare e una correzione del deficit strutturale dello 0,3%. Di spazi per politiche di spesa ne restano pochi. A meno che non si punti su misure parziali e poco efficaci. Come un taglio dei contributi di poco conto o limitato nel tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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