Cronache

I freni manomessi e i guasti ignorati. "La strage evitabile. Pensavano ai soldi"

Trovati due "forchettoni" per disattivare il sistema di emergenza. Arrestati proprietario, direttore e capo servizio: "Hanno ammesso, scelta deliberata per evitare blocchi. Altri sapevano". Verso nuovi indagati

I freni manomessi e i guasti ignorati. "La strage evitabile. Pensavano ai soldi"

Altro che errore umano. L'errore umano nasce dalla distrazione o dalla incapacità. A uccidere i quattordici passeggeri della funivia di Stresa è stato invece un gesto criminale deliberato, la trovata irresponsabile dei gestori dell'impianto per evitare che la funivia si fermasse, che il viavai dei turisti si interrompesse. Lo scenario più impensabile di tutti si materializza alle tre di ieri mattina, nella caserma dei carabinieri di Stresa, cuore nevralgico dell'inchiesta. Lì vengono convocati i tre indagati intorno ai quali da ore si sta stringendo il cerchio: l'amministratore della Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini, il suo tecnico Gabriele Tadini e l'ingegnere Enrico Perocchio, che lavora per il colosso altoatesino incaricato della manutenzione, la Leitner: ma è anche consulente in proprio dell'azienda di Nerini. Pensano di essere lì per un nuovo interrogatorio, un chiarimento. Invece gli consegnano il decreto di fermo firmato dal procuratore di Verbania, Olimpia Bossi. Sono attimi drammatici. I tre sapevano di essere nel mirino, da ore la notizia delle iscrizioni dei primi indagati era di dominio pubblico, ma erano convinti di cavarsela con un avviso di garanzia. Ma per la Procura il rischio che le prove vengano nascoste o alterate, in questa fase cruciale delle indagini, è troppo alto per lasciare Nerini e gli altri a piede libero. All'alba vengono portati in carcere a Verbania, celle separate. E oggi l'interrogatorio davanti al giudice che dovrà convalidare il fermo o liberarli.

La svolta prende corpo nella giornata di martedì, quando cominciano a collimare i primi pezzi di un rompicapo apparentemente privo di spiegazione logica. L'analisi dei resti, dei rottami, dell'impianto di trazione racconta una storia precisa. É solo metà della storia: non dice perché la fune trainante si è spezzata, ma spiega bene perché i freni non hanno salvato cabina e passeggeri: due forchettoni, due attrezzi piazzati proprio per impedire ai freni di emergenza di entrare in funzione. Perché? La risposta la danno gli interrogatori accumulati a ritmi incessanti nelle ultime 48 ore: l'impianto era difettoso, e i freni scattavano senza motivo. Per aggirare l'ostacolo, per permettere alla funivia di continuare a viaggiare e a incassare, qualcuno ha deciso di piazzare i forchettoni.

«É stata una scelta consapevole, non una omissione. Una scelta condivisa - dice il procuratore Bossi - che è stata effettuata più volte». Almeno un testimone avrebbe indicato in Nerini e nei due tecnici i responsabili della scelta. «Ma è possibile che anche altri sapessero», aggiunge il magistrato: ed è difficile immaginare il contrario, credere che quel trucco incosciente non fosse chiaro a chi giorno per giorno lavorava alla funivia. Tutti sapevano, probabilmente. Ma a venire colpita per prima è la testa della catena di comando. Davanti alle manette, almeno uno degli arrestati crolla, ammette di avere accettato di mettere a rischio la vita dei passeggeri pur di non fermare la funivia. «Confidavano nella buona sorte», è la sintesi raggelante che Olimpia Bossi fa dell'atteggiamento dei tre indagati. Che la fune si poteva rompere lo sapevano, ma hanno deciso ugualmente di sfidare il caso, di giocare con la vita dei passeggeri.

Resta l'altro buco nero, l'interrogativo sulla fune spezzata. «Non abbiamo elementi per ritenere i due fatti collegati», dice la Bossi, «sulla fune non possiamo avanzare ipotesi: siamo sempre in attesa delle verifiche tecniche di cui parlerò con il consulente tecnico», che arriverà oggi.

Intanto, nei boschi, il Soccorso alpino ritrova il secondo forchettone, quello schizzato via durante lo schianto: un pezzo di ferro divenuto simbolo di un massacro causato dall'uomo.

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