Cronache

I genitori di Martina: "Pronti a denunciare i giudici"

L'accusa: "Morta per sfuggire a un tentativo di stupro", ma la Corte ha deciso altrimenti

I genitori di Martina: "Pronti a denunciare i giudici"

«Questi giudici si sono divertiti a cancellare tutto quanto eravamo riusciti a fare finora. Hanno detto che Martina si è buttata da sola da una finestra dopo una delle più belle serate delle sua vita. Hanno detto che quei due, quelle rumente (spazzatura in genovese, ndr) che hanno mentito fino all'ultima udienza, non c'entrano niente. È sconvolgente, è la fine del mondo. Ma io e Franca siamo forti, denunceremo ovunque questa enorme ingiustizia». Bruno Rossi e Franca Murialdo, marito e moglie, commentano così a Repubblica l'assoluzione in appello dei due imputati nel processo per la morte della loro figlia, caduta, secondo le accuse, per fuggire allo stupro. «Io non ho nemmeno fame, la mia cena sarà una bottiglia d'acqua, Franca non vuole più uscire». Mano nella mano hanno ascoltato la giudice della Corte d'Appello di Firenze Angela Annese ribaltare la sentenza che ad Arezzo, in primo grado, aveva condannato a sei anni Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni per la tragedia del 3 agosto 2011 in un hotel di Palma di Maiorca. Si tratta di due coetanei conosciuti dalla ragazza e dalle amiche in vacanza, a Palma di Maiorca, condannati in primo grado, sono stati assolti dalla Corte d'Appello di Firenze perché il fatto non sussiste. Dopo che parte di quei reati erano già andati prescritti. Per il tribunale i due ragazzi di Castiglion Fibocchi avevano provato a violentare l'allora 20enne studentessa genovese, che nel tentativo di fuga era precipitata dal sesto piano. Per la Corte, invece, «il fatto non sussiste». I due vanno assolti. «Martina per noi continua a essere una vittima di omicidio. Lo è stata quel giorno a Maiorca, lo è stata quando la polizia spagnola disse che era un suicidio. E pure quando è scattata la prescrizione per una delle due accuse nei confronti di quelli là, dopo la condanna di primo grado - aggiunge il padre -. Ora ci è passato sopra un carro armato. E useranno qualche parolone giuridico per dire che quei due sono innocenti. Ma noi non ci arrendiamo». I genitori della ragazza incontrarono anche il ministro della giustizia Bonafede nei mesi scorsi. «La prescrizione per noi era inaccettabile - risponde Bruno Rossi -. Tre anni per aver ammazzato una ragazza. Ora la corte ci dice che il fatto non sussiste, quindi che si è buttata da sola. Ci dimostrino, allora, che Martina era drogata, o ubriaca, tutte cose orribili che dette durante il processo.

Perché un gesto del genere altrimenti è inspiegabile».

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