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I grillini trovano il trucco: liste civetta per rieleggere i big al terzo mandato

Gli eletti già due volte potrebbero convergere su formazioni apparentate, come «Italia più 2050»

I grillini trovano il trucco: liste civetta per rieleggere i big al terzo mandato

I l problema stavolta è enorme. Ma ci sono già un piano A e un piano B. Non manca nemmeno chi evoca un piano C. Il nodo nel M5s è la regola del doppio mandato. Blindata a sorpresa da Beppe Grillo (nel tondo) durante un'improvvisata in un'assemblea dei parlamentari su Zoom. I big pentastellati si arrovellano sugli stratagemmi per aggirare l'ostacolo. Come è accaduto tante volte nel Movimento. Con tutti gli idoli fatti crollare uno dopo l'altro a suon di trucchi ed escamotage. Eppure in questi giorni il clima è diverso. Ha parlato l'Elevato. Un deputato al secondo mandato consegna questo messaggio al Giornale: «Nel M5s abbiamo visto che puoi fare tutto, ma quando parla Beppe solo Beppe può smentire le sue cose. Lui è quello che mette il punto, solo lui potrebbe smentire se stesso, non può farlo Conte, non può farlo Di Maio».

Una bella grana. Tanto che tutti i grillini adesso non sanno che pesci prendere. Grillo ha detto che non vuole abbandonare chi è già al secondo giro, probabilmente li farà candidare sui territori, ma nessuno vuole lasciare Roma e il Parlamento. Le ipotesi in queste ore si rincorrono. C'è pure chi si guarda intorno, in cerca di altri approdi. «Però non tutti possono permettersi di creare magari una lista personale per farsi eleggere, molti big hanno bisogno del Movimento per prendere i voti», è la voce che arriva dai Cinque Stelle. Ed ecco il piano A, che darebbe un salvacondotto a un ristretto nucleo di pesi massimi. Si tratta di una deroga al tetto dei due mandati, da far votare agli attivisti, riservata solo ai «meritevoli». Si parla da tempo di questa come di una strada possibile per aggirare la decimazione della classe dirigente stellata. Se ne è discusso anche in presenza di Grillo, che non ha disapprovato. In questo modo si salverebbero alcuni big, mentre altri si candiderebbero nei territori. Il punto debole della strategia? Il rischio di dare fuoco alle polveri di un partito già in perenne subbuglio.

C'è poi il piano B. Di cui si era parlato in alcuni capannelli all'indomani del lancio dell'iniziativa Italia Più 2050 da parte di alcuni parlamentari governisti di rito contiano, tra cui il sottosegretario Carlo Sibilia. Il disegno prevede il dirottamento degli eletti al secondo mandato (che sono 65) in una o più liste apparentate al M5s. Era balenata l'ipotesi di utilizzare il simbolo con il 2050 depositato da Sibilia e compagni. Ma anche qui non mancano le controindicazioni. Una lista zeppa di personalità di primo livello rischierebbe di superare i consensi del Movimento, creando confusione tra gli elettori. E però fioccano le iniziative personali e correntizie di gruppi di parlamentari. Per il momento per tentare di contare qualcosa nella segreteria che dovrebbe affiancare Conte.

Nello scenario bellico e balcanizzato, spunta il piano C. Suggestivo. Un'altra voce che circola vorrebbe un Grillo deciso a utilizzare la regola dei due mandati per mandare in crisi Virginia Raggi, che a Roma impedisce un accordo con il Pd. È vero che ad agosto gli attivisti hanno votato il mandato zero che permette la ricandidatura della Raggi, al terzo mandato perché già consigliere comunale prima di diventare sindaco nel 2016, ma «Virginia» è sempre più ingombrante. Una blindatura del tetto ai due mandati potrebbe innescare un pressing per farla mollare.

«Intanto salterebbe la Raggi, poi col tempo troveremmo un punto di caduta prima di votare per le politiche», suggeriscono dal M5s.

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